“14 Agosto 1861 …di Pontelandolfo e di Casalduni non rimanga pietra su pietra” di Riccardo Fortuna: la prima strage di Stato

26 Settembre 2015 | Di Ignazio Senatore
“14 Agosto 1861 …di Pontelandolfo e di Casalduni non rimanga pietra su pietra” di Riccardo Fortuna: la prima strage di Stato
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Si può insegnare la Storia e rispolverare una delle pagine più dolorose dell’Unità d’Italia, utilizzando un fumetto? Sfogliando l’appassionato e coinvolgente volume “14 Agosto 1861 …di Pontelandolfo e di Casalduni non rimanga pietra su pietra” di Riccardo Fortuna, sembrerebbe proprio di si.

“L’eccidio di Pontelandoflo e Casalduni dell’agosto del 1861, afferma Fortuna, è la prima strage di Stato di una lunga serie mai interrotta. Chi è al potere ha iniziato a seminare morte già quattro mesi dopo l’Unità d’Italia e a premiare gli assassini. Da allora non si sono più fermati; da Piazza Fontana alla strage dell’Italicus, da Ustica all’Ilva. Non ho scelto a caso una pagina della storia d’Italia, volutamente dimenticata ed in questi ultimi quattro anni da quando ho accarezzato il progetto, ho pensato a questo fumetto come una sorta di docu-fiction su carta e non su video. Anche se amo Moebius ho dato risalto più ai volti dei soggetti che agli esterni ed ho resistito alla tentazione di romanzare la narrazione, prediligendo il taglio documentaristico.”

Trentasettenne, romano, un diploma in pittura presso l’Accademia delle Belle Arti, vignettista, illustratore e qualche striscia su qualche sito online, Riccardo Fortuna è al suo primo fumetto pubblicato su volume. “C’è stata una casa editrice del Nord che si è mostrata molto interessata al mio tratto artistico ed ai miei disegni, ma non ha voluto pubblicare il fumetto perché non era interessata al tipo di angolazione con la quale avevo trattato gli eventi storici del 1861. Sono andato dritto per la mia strada ed ho scelto di autoprodurlo. Adoro il bianco e nero perché rende più forte l’impatto dei soggetti disegnati. Sto presentando il mio fumetto in giro, ho incontrato scolaresche ed associazioni culturali. Proverò anche a proporlo a Vicenza, patria del generale Cialdini, perché non dimentichino questa dolorosa pagina della storia italiana.”

Grazie a questo volume l’eccidio di Pontelandolfo e di Casalduni, già immortalata nella pungente e rabbiosa canzone degli Stormy Six, continua a vivere nella memoria di chi non ha dimenticato il carissimo prezzo pagato dal Sud per l’Unità d’Italia.

Gli storici ricordano che il 7 agosto del 1861, nel corso della festa di San Donato, alcuni “briganti”, provenienti da Casalduni e da altri paesi del beneventano, dopo aver inneggiato ai Borbone, calpestarono lo stemma sabaudo, assaltarono e bruciarono l’esattoria Comunale e costituirono un nuovo governo. L’11 agosto quarantacinque soldati, capitanati dal tenente Luigi Augusto Bracci, si diressero nella cittadina per sedare i disordini, ma furono uccisi. Informato dei fatti, il generale Enrico Cialdini del Regio Esercito Italiano, con l’ordine “di Pontelandolfo e di Casalduni non rimanga pietra su pietra”, inviò quattro compagnie di bersaglieri, capitanati dal maggiore Pier Eleonoro Negri e dall’ufficiale Carlo Melegari. Alle luci dell’alba, i soldati colsero di sorpresa gli abitanti e, dopo aver violentato le donne, uccisi vecchi e bambini, rubato ori e denari, incendiarono e distrussero il paese, provocando la morte di centinaia pontelandolfesi. Come è noto il generale Cialdini ed il maggiore Negri furono insigniti di una medaglia d’oro al valor militare e molti dei soldati che parteciparono all’eccidio ricevettero una menzione d’onore. A tutt’oggi Vicenza si fregia ancora di un viale dedicato al sanguinario generale Cialdini. Un’ulteriore conferma, laddove ce ne fosse bisogno, che la storia la scrivono i vincitori.

Articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno 23-9- 2015

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