Ignazio Senatore intervista Alessandro D’Alatri: Dirigo il commissario Ricciardi in tv

17 Febbraio 2019 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Alessandro D’Alatri: Dirigo il commissario Ricciardi in tv
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Dopo lo strepitoso successo della serie televisiva “I bastardi di Pizzofalcone”, Alessandro D’Alatri si accinge a dirigere sei puntate imperniate sulle gesta del commissario Ricciardi, creatura letteraria nata dalla penna di Maurizio De Giovanni.

Cosa si prova a dover affrontare questa nuova sfida televisiva?

E’ di certo il lavoro più impegnativo della mia carriera perché le vicende del protagonista sono ambientate nella Napoli degli anni Trenta. Non solo dovrò affrontare temi affascinanti come il paranormale e l’intangibile ma ricostruire, per immagini, una città che è esistita, riprodotta nelle foto e nelle cartoline. De Giovanni mi ricorda molto Maigret, un commissario che, al di là dell’investigazione, ti portava in un suo mondo. Siamo ancora alle prese con il casting e la scelta delle location e c’è ancora tanto lavoro da fare.”

Le è costato abbandonare la regia di una serie televisiva come “I bastardi di Pizzofalcone”, che ha riscosso così tanto successo?

Con Alessandro Gassman, Gianfelice Imparato, Massimiliano Gallo e tutti gli altri attori, un gruppo eccezionale, eravamo diventati una famiglia, ma i due progetti si accavallavano e non avrei potuto girarli contemporaneamente. Ho accettato ben volentieri la sfida di “Ricciardi” perché la produzione aveva bisogno di un regista che, come me, offrisse delle garanzie per un progetto così impegnativo.”

Ha collaborato per anni con Marco Zurzolo. Sarà lui l’autore della colonna sonora di “Ricciardi”?

Marco mi ha fatto conoscere dei musicisti e strumentisti jazz napoletani di valore assoluto, ma amo la musica tradizionale ed in passato ho collaborato anche con l’orchestra del San Carlo. La musica è spesso associata alla danza e, per fare il casting del mio film tv “In punta di piedi”, dove narravo della figlia di un boss di Secondigliano che si riscattava grazie alla danza classica, ho scoperto che, a differenza di altri parti d’Italia, sul territorio campano esistono decine scuole dove si insegna danza.”

Ormai la si potrebbe definire napoletano d’adozione

Questa città mi è entrata sotto pelle e due sono le droghe di cui riesco più a non fare a meno; il mare e le relazioni con i napoletani. Scendi da casa e vai in un bar ed in un continuo scambio di battute, diventi amico del barista. La giornata parte così bene e tu affronti diversamente i problemi. Una sensazione simile la provo solo quando sono a New York ed in nessuna altra città del mondo. Un’altra cosa che mi fa impazzire di questa città è la sua disponibilità. Se vai ad un ristorante a mezzanotte, ti danno da mangiare, dall’etnico, alla pizza, alla cucina fusion. E’ questo un segnale forte della cultura dell’accoglienza.”

A Berlino l’unico film italiano in concorso era “La paranza dei bambini”. Che pensa dell’ormai seriale rappresentazione della Napoli malavitosa e schiava della camorra.

Una città come Napoli non può essere raccontata solo con un colore. Quello che conta è che c’è tanto interesse nei confronti di questa città che, nel bene o nel male, è diventata un’icona culturale a livello internazionale. E’ molto più facile parlare della Napoli violenta e criminale e non ricordare che il più grande museo, che ci ricorda le nostre radici, lo abbiamo a Napoli e che, con la nascita della ferrovia, questa città fu la capitale dell’Italia moderna. Basti dare un’occhiata alle proposte teatrali che ci sono qui per comprendere quanta energia c’è in giro. Del resto, ad eccezione di Goldoni e Pirandello, il teatro napoletano è quello che ha la più lunga tradizione. Con la stessa facilità con la quale si scava nel deserto e si trova il petrolio, così un regista, quando gira a Napoli, sa di imbattersi in attori straordinari.  Ma al di là degli altri possibili riferimenti culturali quello che mi ha sempre colpito di questa città è che, seppur invasa, non ha mai chinato il capo di fronte allo straniero. I napoletani  sono stati gli unici popolo al mondi che hanno cacciati i tedeschi, senza una vera e propria organizzazione. La cosa fantastica? Quando arrivarono gli americani erano già pronti per il contrabbando di sigarette.”

Le differenze tra la regia di un film e di una serie televisiva?

 “Il cinema è come una gara di velocità, la televisione è il mezzofondo. Le riprese dei sei romanzi di Ricciardi dureranno mesi ed ogni giorno per me sarà una gara di resistenza.”

I suoi progetti futuri?

Ritornerò a fare cinema e girerò delle scene a Napoli e porterò poi a teatro un testo in lingua napoletana.”

Come definiresti con un’immagine il tuo lavoro di regista?

Salpare, fare il viaggio e ritornare in porto senza aver fatto danni.”

Articolo pubblicato il 17-2-2019 – Il Corriere del Mezzogiorno 

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