A Ravello nel segno di Freud

14 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
A Ravello nel segno di Freud
Senatore giornalista
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Cinema e psicoanalisi sono nati entrambi nel 1895. In quello stesso anno i fratelli Louis e Auguste Lumiere la sera del 28 dicembre, nel sotterraneo del Gran Cafè di Parigi, proiettavano i loro primi film e Freud pubblicava i suoi “Studi dell’isteria”. Da allora, sempre più frequentemente queste due discipline sono andate indissolubilmente a braccetto. Nel corso dei decenni successivi, infatti, l’utilizzo dei sogni è diventato uno dei codici iconografici più utilizzati da registi e sceneggiatori. Secondo il modello psicoanalitico, la struttura stessa su cui è fondato il dispositivo cinematografico (la sala buia, la posizione rilassata sulla poltrona e la relativa immobilità dello spettatore al cinema, l’irrealtà delle immagini proiettate sullo schermo…) facilita ancor più la regressione in sala dello spettatore fino a renderla sovrapponibile a quella del sogno. Non è quindi un caso che la rassegna curata da Lina Wertmuller e Remigio Truocchio, nell’ambito del Festival di Ravello 2004 preveda dal 1 al 8 agosto una retrospettiva sul tema “Cinema e sogno”. Nella splendida cornice della Villa Rufolo verranno proiettati, tra gli altri, alcuni classici della cinematografia internazionale come “Sogno di una notte di mezza estate” di Max Reinhardt e William Dieterle, “Il posto delle fragole di Ingmar Bergman e ”Sogni” di Akira Kurosawa. Ma le serate assolutamente da non perdere saranno quelle dedicate alle pellicole del cinema muto, affiancate dalla sonorizzazione dal vivo da parte di musicisti di grande prestigio. Francesco D’Errico Movies Quartetaccompagnerà la proiezione di “Nosferatu, il vampiro”, capolavoro del cinema espressionista tedesco, diretto nel 1922 da Friedrich Wilhelm Murnau. Enzo De Rosa,sonorizzerà, invece, “Rapsodia satanica” di Nino Oxilia, un film del 1915, interpretato da Lyda Borelli e musicato da Pietro Mascagni. Ma l’evento più atteso di tutta la rassegna è la proiezione del capolavoro del 1926 “I misteri di un’anima” per la regia di Georg Wilhelm Pabst (sonorizzato da Emilio Galante). Al di là delle sue cifre stilistiche, questo film deve la sua fama ad un episodio che vide protagonista lo stesso Freud a cui fu chiesto di supervisionare la sceneggiatura. Ma il Padre della psicoanalisi declinò l’invito e “bacchettò” successivamente i suoi due allievi Karl Abraham (presidente allora della Società Psicoanalitica Internazionale) ed Hans Sacks che accettarono la proposta. I motivi che spinsero Freud a rifiutare quella collaborazione furono molteplici. A quel tempo il maestro viennese era impegnato nell’ottenere un riconoscimento scientifico alla sua Metapsicologia ed un suo contributo ad un film divulgativo sulla psicoanalisi rischiava di condizionare in negativo il mondo accademico. Inoltre, la sceneggiatura ruotava intorno all’idea che la malattia mentale fosse originata da un trauma e questa ipotesi era stata ormai abbandonata dallo steso Freud. Il film fu proiettato nel marzo del 26 al Gloria Palace di Berlino, accompagnato da un insolito lancio pubblicitario ma raccolse, al tempo, una timida accoglienza. A completare gli eventi altri musicisti d’eccezione: la Totò Jazz, la Fellini Jazz ed i Solisti di Ennio Morricone

 

L’Articolo- Redazione napoletana del “L’Unità” – 29-7-2004

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