Ehrengard di Emidio Greco – Italia – 1982

31 Dicembre 2018 | Di Ignazio Senatore
Ehrengard di Emidio Greco – Italia – 1982
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Primi anni dell’Ottocento, in un’immaginaria corte mitteleuropea. Lotario (Christian Borromeo), unico discendente dei granduchi di Fugger-Babenhausen, deve al più presto prendere moglie e dare un erede al trono. La Granduchessa Fugger-Babenhausen (Lea Padovani) confida al pittore Wolfgang Cazotte (Jean-Pierre Cassel) le sue preoccupazioni e l’artista le suggerisce di far sposare Lotario con la principessa Ludimilla (Catherine Jarret). Ma lei è già incinta e, per evitare lo scandalo, Cazotte suggerisce alla granduchessa di trasferire la futura mamma per qualche tempo, lontana da occhi indiscreti, nel piccolo castello di Rosenbad, di tenere poi nascosta la data della nascita del neonato e di darne l’annuncio qualche mese dopo. A sorvegliare sulla loro privacy sarà la bellissima Ehrengard (Audrey Matson). Nella lussuosa dimora, Ludmilla dà alla luce un bel bambino, ma qualcuno ha scoperto la verità e trama per rubare il neonato…

In questa pellicola, raffinata ed elegante, pregevole la ricostruzione dell’epoca, tratta da un racconto di Karen Blixen, (che si firmò con lo pseudonimo di Isak Dinesen) il regista, ispirandosi a dei movimenti musicali, divide idealmente la vicenda in tre parti. Più che la vicenda legata ai nobili della casata Fugger-Babenhausen, il centro della vicenda è legato alle riflessioni che il pittore regala sull’arte della seduzione. Greco (L’invenzione di Morel, Una storia semplice, L’uomo privato…) appesantisce la fruizione della pellicola lasciando che i protagonisti della vicenda utilizzino il linguaggio forbito e manierato dell’epoca ed affida a Cazotte dei lunghi e leziosi monologhi. L’ingresso in campo della giovane Ehrengard alimenta ancor più le sterili riflessioni del pittore che, non essendo ricambiato, si nutre solo intellettualmente, delle sue platoniche fantasie amorose. Nonostante il protagonista della vicenda sia un pittore, le riflessioni sull’arte e sulla pittura sono ridotte al lumicino.

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