Ignazio Senatore intervista Enzo Cannavale

13 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
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Chapeau è l’espressione che si usa in Francia, quando ci si trova di fronte ad un grande personalità. Enzo Cannavale, classe 1928, con alle spalle un’invidiabile carriera di attore, merita di diritto questo tributo. Non solo ha lavorato con registi del calibro di Rosi, Ferreri, Risi, Lizzani, Germi, Comenicini, ma ha duettato con Tognazzi, Manfredi e fatto da spalla a Bud Spencer nella fortunata serie Piedone ed a Tomas Milian in quella di Monnezza, diventata ormai oggetto di culto.

Qual è il segreto del suo fortunato successo?

“Credo sia stato il mio carattere. In tanti anni di carriera non ha mai dato fastidio e non ho mai creato problemi a nessun regista, Certo, a volte provavo a dare un suggerimento, parlavo con lui del personaggio e provavo ad inserire una battuta ma il tutto sempre con modestia ed in punta di piedi.”

Lei ha mosso i primi passi in  teatro ed ha lavorato anche con Eduardo. E’ vero che con gli attori era ruvido e severo ?

“Eduardo non era così duro come lo si descrive. Per me l’artista, l’attore aveva superato l’uomo. Lui non dava molto confidenza agli attori e stava spesso sulle sue ma ti dava tanta soggezione che tu, alla fine, evitavi di parlargli. Lui ti dirigeva, indicava il personaggio che dovevi interpretare e si andava in scena. Punto.”

Con quali altri attori del teatro napoletano ha calcato le scene?

“Tra i tanti ricordo Luisa Conte, Carlo Taranto, Ugo D’Alessio. Credo che nella mia carriera sono stato anche fortunato non come Enzo Petito un attore bravissimo che nessuno citava mai…”

Ha recitato anche con Totò e Troisi?

“Con loro sul set si rideva sempre. Ricordo che con Troisi dopo Le vie del Signore sono finite dovevo fare anche un secondo film, però ero impegnato in una lavorazione di un’altra pellicola e la cosa sfumò. Quanto a Totò era un gran signore. Molti lo prendevano in giro per la sua mania che voleva essere chiamato principe ma per me lo era davvero. Sul set non alzava mai la voce ed aspettava pazientemente che lo chiamassero per recitare. Per me è stato un vero compagno di lavoro.”

Che ne pensa dell’attuale teatro comico napoletano?

Attualmente non esiste nessun teatro comico napoletano. L’attore s’impara calcando i palcoscenici e le compagnie di una volta non ci sono più. Un tempo il grande attore si riconosceva dai tempi comici e dalla tempestività. La comicità di Salemme e di altri attori napoletani è moderna ma non ha nulla a che fare con quella di tipo tradizionale. Dei grandi è rimasto solo Carlo Giuffrè.”

Qual’è la sua opinione sul cinema italiano di giorni nostri?

“Un tempo bastava una storia semplice e raccontare di una famiglia. Adesso i giovani vivono in un’epoca moderna e vogliono essere scossi. Basta ascoltare la musica che ascoltano; se non sentono il rumore, non ballano. “

Cosa ricorda di tutte quelle pellicole del genere soft-erotico che ha interpretato?

Non erano film pornografici ma facevano ridere ed erano una satira del sesso. Bombolo era  molto simpatico, Edwige Fenech, bellissima, ma anche un’ottima attrice, Renzo Montagnani aveva un figlio malato ricoverato a Londra e per pagare le spese abbandonò il teatro per interpretare queste pellicole leggere che venivano girate in tre settimane, costavano cento milioni ma facevano intascare ai produttori anche un miliardo o due. Ma ci divertivamo perché potevamo andare a braccio , si aggiungeva, si tagliava, non era mica come al teatro che dovevamo rispettare un  copione rigido. “

Lei ha recitato in tantissime commedie all’italiana, scollacciate e non, in qualche musicarello ed in un paio di polizieschi Quali  interpretazione ricorda con maggior piacere?

“Grazie a 32 Dicembre di Luciano De Crescenzo ho vinto un Nastro d’Argento. Un posticino a parte meritano La casa del sorriso di Marco Ferreri e Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, anche se rimpiango di non aver potuto partecipare allora alla presentazione del film a Cannes, perché ero impegnato su un altro set. Ma forse il film che ricordo con maggiore nostalgia è Trastevere, una pellicola diretta da Fausto Tozzi nel 1971 dove vestivo i panni di un poveraccio a cui avevano ammazzato al moglie e lui s’aggirava tra le prostitute per cercare di scoprire chi l’aveva ammazzata.”

 

Articolo pubblicato su “Il Napoli – Epolis”- 15 -6 -2007

 

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