Ignazio Senatore intervista Gianfranco Gallo: “Un corto con la figlia di Cutolo”

3 Agosto 2019 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista  Gianfranco Gallo: “Un corto con la figlia di Cutolo”
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Quando si pensa ad un corto, generalmente, la mente corre ad una storia divertente, che strizza l’occhio alle commedie, si chiude con una situazione buffa e bizzarra e una battuta che fa scattare l’ilarità nello spettatore. L’altra opzione è quella di immaginare l’esercizio di stile di un provetto regista che, seppur con una produzione low budget, prova a (di)mostrare il proprio valore con uno short-movie di marca autoriale.

Diversa è stata la scelta di Gianfranco Gallo, figlio d’arte, una vita sulle tavole del palcoscenico, (anche) al fianco del fratello Massimiliano, e diversi film alle spalle, diretti da Marco Risi (“Fortapàsc”, “Tre passi”), Guido Lombardi (“Take five”), Edoardo De Angelis (“Indivisibili”) e che lo vedrà prossimamente sul grande schermo in “Pinocchio” di Matteo Garrone. Gallo, infatti, per la prima volta dietro la macchina da presa, ha voluto spiazzare tutti con una storia non banale e che fa riflettere e lascia aperti mille interrogativi: è la giovane vita di Denise, figlia di Raffaele Cutolo.

Com’è nata l’idea?

Il corto, che si chiama “Denise è al di là del vetro”, parte da lontano. Tempo fa, dopo aver visto il film “Il camorrista” di Giuseppe Tornatore, scrissi su Facebook che avevo interpretato tanti camorristi e che mi sarebbe piaciuto vestire i panni di Raffaele Cutolo e raccontare la sua vicenda, da quando è in isolamento dall’82, ristretto all’Asinara, carcere che aprirono apposta per lui.”

Il motivo del suo interesse?

La sua lucidità mai offuscata nonostante abbia trascorso tanti anni in quella condizione di restrizione. A quel mio post rispose una persona, che intratteneva dei rapporti epistolari con il fondatore della Nuova Camorra Organizzata.”

Quindi?

Da lì, ebbi poi la possibilità di incontrare, ad Ottaviano, Immacolata Iacone, moglie di Raffaele Cutolo e nacque in me l’idea di dirigere un film su di lei, che intitolerò “Immacolatamore”, dove racconterò la sua storia, a partire da quando, diciassettenne, come una sorta di groupie, invece di innamorarsi di un cantante o di un attore, si invaghì di un divo del male. Frequentando la loro casa ho iniziato a interrogarmi sul destino di Denise, la figlia nata dal loro matrimonio, grazie all’inseminazione artificiale, autorizzata dopo una lunga battaglia legale e  una decine di richieste fatte da Cutolo e dalla moglie.”

E si è fatto delle domande

Queste: chi ha firmato questa disposizione si è posto il problema di quali sarebbero state le ricadute esistenziali su di lei? I familiari di chi è condannato al regime dei 41 bis sono autorizzati a incontrarlo per un’ora al mese. Denise avrà visto in tutti questi anni il padre al massimo per cinquanta ore, due giorni in tutto. Oggi ha undici anni ma, ad ottobre, ne compirà dodici e la legge dispone che, chiunque abbia raggiunto i dodici anni, possa vedere un proprio familiare, sottoposto al 41 bis, solo attraverso un vetro. Da qui il titolo del mio corto, che pone, infatti, l’interrogativo: i figli di chi è stato condannato al 41 bis hanno diritto all’affettività?

Nel corto c’è la stessa Denise

Si, uno dei momenti più toccanti del corto è proprio quando le leggo le disposizioni legate al 42 bis e le chiedo quale sarebbe la sua reazione se sapesse che un giorno non potrà più toccare suo padre. Lei guarda nella telecamera e la sua risposta disarmante é: “non voglio rispondere”.

Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno 3-8-2019

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