Harvey di Henry Koster – USA -1950

6 Gennaio 2019 | Di Ignazio Senatore
Harvey di Henry Koster – USA -1950
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Elwood  P. Dowd (James Stewart) è un simpatico scapolone quarantenne, con il vizietto di bere. Vive con Veta, la sorella maggiore (Josephine Hull) e con Myrthe, una nipote zitella, sempre a caccia di mariti. Sin dalle prime scene del film, si comprende che qualcosa non quadra: Elwood si rivolge, infatti, ad un altro che non è dato di vedere. Nel corso della narrazione  si scopre che questa creatura “invisibile”, frutto delle sue allucinazioni visive è Harvey, un puka (un grosso coniglio bianco) alto un metro e ottantasette. Nel corso del film Veta, preoccupata per lo strano comportamento del fratello, decide di ricoverarlo in una Clinica per malati mentali ma (in un susseguirsi d’esilaranti colpi di scena) è scambiata per pazza e ricoverata al suo posto. Ma quando l’inguaribile “visionario” é riacciuffato ed è sul punto di essere sottoposto ad un siero (il 977) che non gli permetterà di vedere più il suo inseparabile coniglio, Veta cambia idea e se lo riporta a casa.

Tratto dalla piece di Mary Chase, vincitrice di un Pulitzer (che ne curò anche l’adattamento cinematografico insieme ad Oscar Brodney) “Harvey” è una delle commedie più delicate e sofisticate sul tema dell’alcolismo mai prodotte ad Hollywood. Elwood (che nel corso film non tocca neppure un goccio d’alcol) incarna il primo alcolista cronico, raffinato e dai modi gentili, della storia del cinema. Le sue allucinazioni visive (infine) non hanno niente di terrificante e d’inquietante ma appaiono, nel complesso innocue, innocenti e perfino divertenti. Teneri e disperati al tempo stesso, i suoi vani tentativi di allacciare nuove amicizie. Come in ogni commedia che si rispetti, la classe degli psichiatri è messa simpaticamente alla berlina. Il film procurò un meritatissimo Oscar a Josephine Hull (indimenticata protagonista di “Arsenico e vecchi merletti”) e si avvale di uno straordinario e disincantato James Stewart. Geniale la scelta del regista di non dare forma al coniglio per tutto il film,  permettendo, in questo modo allo spettatore di immaginarselo a proprio piacimento; Harvey (“uno spirito buono, creatura amantissima del bere e dei pazzi.”) compare, infatti, solo sul finale del film, ritratto in un quadro, appeso nel salotto.

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