I love you di Marco Ferreri – Italia -1986

6 Gennaio 2019 | Di Ignazio Senatore
I love you di Marco Ferreri – Italia -1986
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Michel (Christopher Lambert) trova per strada un portachiavi, in porcellana, raffigurante il viso di una donna. Ogni volta che fischia, l’oggetto gli risponde, in modo suadente: “I love you”. Michel inizia a ritirarsi sempre più dal mondo esterno e a trascorrere le ore in compagnia di questa strana creatura che risponde solo al suo richiamo sonoro. Michel è così assorbito da questa “strana creatura” che trascura il lavoro. Le fa dei regali, trascorre ore ed ore a guardarla e a parlare con lei. Una sera, per gioco, Michel invita un suo amico a fischiare alla “sua donna” che, inaspettatamente, risponde al richiamo. Michel, deluso ed amareggiato, la “punisce”, tradendola con un’avvenente signora. A seguito di un incidente in moto Michel si rompe degli incisivi e non può più fischiare; disperato va in crisi.

Film sugli spostamenti progressivi degli oggetti di desiderio. Già nel 1974, il regista spagnolo Luis Garcia Berlanga aveva narrato in “Life size -Grandezza naturale” le vicende surreali di un dentista (interpretato da un immenso Michel Piccoli) che s’innamorava di una bambola gonfiabile e che si suicidava quando scopriva che l’oggetto del suo desiderio era stato violato da un gruppo di extracomunitari. Ferreri depura ancora di più il testo e ci mostra questo timido protagonista che non accede ai piacere della carne ma si limita solo ad osservare, a guardare e a fischiare al suo oggetto d’amore. Film sulla desessualizzazione dell’amore e sulla minimalizzazione estrema della comunicazione umana, spogliata d’ogni fonema e ridotta ad una semplice emissione di suoni (il fischio). Film regressivo (quel “I love you” di cui Michel non può fare a meno, sembra più una ninna-nanna che nutre i suoi aspetti infantili che quelli adulti). Michel, come tante altre creature di Ferreri (“Ciao maschio”, “L’ultima donna”) è un eroe romantico (e degenitalizzato) che va alla ricerca disperata della propria identità (sessuale). E non è un caso che il testo cinematografico (metafora della mente del protagonista) è inondato da continue scorie televisive. Letto (erroneamente) al tempo come un film misogino, racchiude slanci poetici spontanei. Un giovanissimo Jean Reno interpreta il personaggio del dentista.

 

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