Ignazio Senatore intervista Lello Arena: “Io fra teatro e cinema”

10 Gennaio 2018 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista  Lello Arena: “Io fra teatro e cinema”
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Teatro ma anche cinema nel presente di Lello Arena, indimenticabile componente del trio La Smorfia, con Massimo Troisi ed Enzo Decaro, in scena all’Augusteo di Napoli da venerdì 12 con “Parenti serpenti”, per la regia di Luciano Melchionna (ndr il regista diventato famoso con il suo format “Dignità autonome di prostituzione”).
Una ripresa, vista che lo scorso anno lo spettacolo era già piaciuto agli spettatori napoletani.

Al Cilea abbiamo fatto il tutto esaurito e ci sembrava doveroso riproporre una commedia che ha ottenuto numerosi riconoscimenti ed è in giro per l’Italia un bel po’”, racconta Lello Arena.

Come è nata l’idea della trasposizione teatrale del film diretto da Mario Monicelli nel ’92?

In verità, l’autore del testo, Carmine Amoroso, aveva scritto il testo per il teatro e fu Monicelli che decise di portarlo al cinema e lo sceneggiò con lo stesso Amoroso, assieme a Suso Cecchi D’Amico e Piero De Bernardi.”

Quali sono le differenze tra il salace e sulfureo ritratto familiare cinematografico ed il testo teatrale di Amoroso?

Io e Luciano Melchionna, pur rimanendo fedeli al testo originario, lo abbiamo attualizzato. I personaggi sono gli stessi, solo che, sul palcoscenico, sono più tondi e completi, perché non devono piegarsi ai ritmi della pellicola. Quello che cambia certamente, rispetto alla visione del film di Monicelli, è che gli spettatori in sala, vedono gli attori in carne ed ossa e vivono in prima persona quello che accade sulla scena.”

Si sentono maggiormente coinvolti da un punto di vista emotivo?

Si, assolutamente. Il pubblico assiste alla vicenda non da estraneo e si sente parte di quella famiglia, come fosse un parente aggiunto.”

E’ ritornato dietro la macchina da presa dopo più di vent’anni per dirigere la commedia “Finalmente sposi”, in sala dal 25, interpretata dagli Arteteca.

Mi piacciono le buone idee, le cose che funzionano e che devono far ridere prima me. Gli Arteteca sono due artisti di grande qualità comica, che piacciono ad un pubblico trasversale che va dai bambini ai più grandi. Quando mi hanno chiesto di dare loro una mano, non ho avuto nessun dubbio. Il film è molto bello, è divertente e poggia su un argomento importante; l’immigrazione e l’accoglienza e racconta anche le storie di chi vive in una terra straniera e non riesce a farsi capire. Se fai ridere e pensare gli spettatori su questi temi, allora vuol dir che hai fatto centro.

Il film è prodotto da Nando Mormone, l’inventore di “Made in Sud”, da cui provengono gli Arteteca. Cosa pensa dei comici napoletani delle nuove generazioni? Tra di loro vede qualche Troisi?

Noi de La Smorfia, avevamo Massimo, certo, che era come Maradona, e lavorare con lui è stata per me un’esperienza unica ed irripetibile. Sono quelle cose che succedono una volta e poi passano molti anni prima che si affacci qualcuno ed inventi qualcosa di nuovo. Ma succederà, ne sono certo.”

Articolo pubblicato su il Corriere del Mezzogiorno il 10.1.2018

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