L’imbalsamatore di Matteo Garrone – Italia – 2002 -Durata 101′

16 Marzo 2019 | Di Ignazio Senatore

Peppino Profeta (Ernesto Mahieux), nano cinquantenne, è un imbalsamatore privo di scrupoli e, per concedersi i suoi vizi, non disdegna di mettere la sua arte al servizio della camorra e infarcire i cadaveri di sostanze stupefacenti. Allo zoo incontra Valerio (Valerio Foglia Manzillo), un bel ragazzo, appassionato d’animali e che, per tirare avanti, fa il cameriere in un piccolo ristorante. Affascinato dalla sua bellezza e dalla sua aria indecifrabile e spaesata, Peppino lo invita a dare un’occhiata al suo laboratorio di animali e, successivamente, lo attrae con delle allettanti proposte: uno ottimo stipendio, le promesse di una vita mondana, arricchita da piacevoli festini con donne e champagne, e un alloggio sicuro, al riparo dalle liti con i familiari. Senza pensarci due volte, Valerio accetta. Peppino gli insegna i segreti della tassidermia e continua a tessere la sua rete di seduzione, fatta di piccoli regali e gentili attenzioni. Valerio incontra Deborah (Elisabetta Rocchetti), una ragazza sbandata, in cerca di sicurezze e affetto, e tra i due nasce l’amore. Peppino percepisce che il rapporto con Valerio sta andando in frantumi e, deciso, affronta la ragazza che, su due piedi, convince Valerio a seguirla a Cremona, città dove vivono i suoi genitori. Peppino non si dà per vinto e li raggiunge per convincere Valerio a ritornare con lui. Il finale non potrà avere che un risvolto tragico.

Il film si apre con la macchina da presa che inquadra degli animali impagliati e, successivamente, si sposta allo zoo e mostra il marabout, un uccello che si nutre di cadaveri, chiuso, e intrappolato in una gabbia. Da questi particolari si intuisce perfettamente il clima freddo, claustrofobico e funereo nel quale si dibattono i protagonisti. Non a caso, gli interni sono girati in desolanti appartamenti e in squallidi e logori alberghetti di terza categoria e gli esterni, nel litorale casertano nei palazzi fatiscenti del Villaggio Coppola, esempio del degrado e della speculazione edilizia, e, infine, a Cremona, città carica di atmosfere sepolcrali ed uggiose.

Garrone mostra da un lato Peppino (il nano, il più debole e sfortunato dei tre), un uomo che, cerca disperatamente di tenere per sé l’amore della sua vita e dall’altro Valerio, un vagabondo dell’anima, incapace di legarsi emotivamente a Peppino e a Deborah. Ad amplificare ancor più quella sensazione di estraneamento e di solitudine che si respira nel film, la splendida colonna sonora (firmata Banda Osiris) Il brano I’m your man di Leonard Cohen, diventa il manifesto emotivo di tutto il film. Scritto con Ugo Chiti e Massimo Gaudioso, ispirato ad un fatto di cronaca romana, reinventato da Vincenzo Cerami in L’omicidio del nano.

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