Ragazze interrotte di James Mangold – USA -1999 – Durata 127’

17 Marzo 2019 | Di Ignazio Senatore

Susanna Kaysen (Winona Ryder), una ragazza diciassettenne, sensibile ed introversa, mette in atto un tentativo suicidario. Nel corso di un colloquio un famoso psichiatra, il dottor Philiph W. Crawble (autore di un volume “The inner workings of the mind”) formula una diagnosi di “disturbo bordeline” e le consiglia un ricovero presso il Claymoore Hospital. Nella lussuosa casa di cura sono ospitate altre ragazze alla ricerca della propria identità; Lisa (Angelina Jolie) la classica ragazza aggressiva e “ribelle”; Georgina, una bugiarda patologica; Daisy una bambolina golosissima di polli arrosti e di lassativi, incapace di ribellarsi alle insane passioni paterne. In clinica il tempo sembra congelato e le pazienti trascinano, giorno dopo giorno, la loro grigia esistenza. Gli unici momenti in cui riescono a sentirsi “vive” è quando Lisa organizza per loro delle scorribande notturne nei sottoscala o nelle stanze segrete della clinica. Naturalmente, ogni volta che sono scoperte Lisa, la “ribelle” é punita con la contenzione a letto e gli immancabili elettroshock. La narrazione prevede dopo la prevedibile fuga di Lisa e di Susanna, il suicidio della povera Daisy. Nello scontato finale, dopo due anni di ricovero, Susanna ritrova, finalmente, se stessa mentre Lisa, la “ribelle”, “marcirà” nel suo letto di contenzione.

Tratto dal romanzo omonimo ed autobiografico di Susanna Kaysen (ricoverata per due anni al Mc Lean Psychiatric Hospital) è un film “interrotto”; le caratterizzazioni sono di maniera, i dialoghi scialbi e privi di penetrazione psicologica.

Classico polpettone americano in grande stile, premiato immeritatamente con l’Oscar ed un Globo d’oro ad Angiolina Jolie. Il tentativo di rinverdire i fasti di “Qualcuno volò sul nido del cuculo” sembra miseramente fallito anche perché siamo lontano dal clima irridente ed anti-manicomialista dell’epoca. Nonostante il luogo di cura sia gelido ed inospitale, l’infermiera Valerie (Whoopi Goldberg) è, nel complesso, una figura molto più protettiva e materna della distante ed anaffettiva dottoressa Wick (Vanessa Redgrave). La trama sembra non decollare mai e non riesce a scaldare il cuore dello spettatore neppure quando prova a riproporre il solito rapporto incestuoso padre-figlia e il successivo suicidio della povera Polly.

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