The wrestler di Darren Aronofsky – USA – 2008

28 Dicembre 2018 | Di Ignazio Senatore

Dopo il leggendario incontro con l’Ayatollah (Ernest Miller), Randy Robinson (Mickey Rourke), detto “l’Ariete”, ex campione di wrestling, appesantito dall’età, dagli steroidi, dalle droghe e dall’alcol, continua ad essere l’idolo di migliaia di fan, combattendo in esibizioni ed in match di contorno. Solitario ed un po’ orso, di tanto in tanto, frequenta un locale dove si esibisce Cassidy (Marisa Tomei), una sensuale e dolce ballerina –spogliarellista di lap-dance. Colto da un infarto nel corso di un incontro, costretto ad un ritiro forzato, si lecca le ferite e, preso atto del vuoto affettivo,  prova a riallacciare il rapporto con Stephanie (Evan Rachel Wood), la figlia che non vedeva da anni che, dopo qualche resistenza, lo accoglie a braccia aperte. Randy trova un impiego come garzone in un supermarket e si nutre dell’affetto ritrovato con Stephanie e prova a scondinzolare intorno a Cassidy, che, in qualche modo, ricambia il suo amore. Ma Randy è la solita testa matta, incapace di legarsi a qualcuno ed invece di incontrarsi con la figla , dopo qualche bevuta e qualche tiro di coca, finisce tra le braccia di una sua fan. Quando prova, con la coda tra le gambe a farsi perdonare, Stephanie gli urla in faccia la sua rabbia e la sua decisone di non volerlo vedere più. Deluso e demoralizzato. sempre più stanco di trascinare una vita monotona, priva di emozioni, incapace ad adattarsi alla vita quotidiana, si licenzia dal supermercato e non potendo vivere senza le urla di incitamento dei suoi fan, consapevole di rischiare la vita, decide di risalire sul ring per sfidare, nuovamente, venti anni dopo l’Ayatollah.

Darren Aronofsky impagina un film dolente e commovente, ambientato nell’eccessivo e pacchiano mondo del wrestling, popolato da lottatori che prima di ogni incontro, per aumentare l’adrenalina nel pubblico, concordano come spettacolarrizzare ancora di più gli incontri, chi con l’uso della pistola sparachiodi, chi introducendo sul ring una scala dalla quale poi lanciarsi per schiacciare l’avversario, chi fracassandogli una sedia sulla schiena.

Più che mostrare l’ennesima ascesa di un lottatore che, incontro dopo incontro, diverrà un idolo della folla, mette in campo un ex campione sul viale del tramonto, che riesce ancora a salire sul ring grazie agli antidolorifici e ad altri intrugli farmacologici che gli consentono di mantenere il vigore di un tempo.  Randy, eroe ormai malandato ed in là con gli anni, idolo della decadenza, dopo aver tentato, invano, di rimettere in ordine nella propria vita privata, si lascia nuovamente incantare dalle sirene della distruttività e risale nuovamente (per l’ultima volta?) sul ring, l’unico luogo dove sente di essere qualcuno. Mickey Rourke, (già interprete di Homeboy), dal volto,  dal corpo pieno di tagli e di cicatrici, dai lunghi capelli biondi ossigenati, supportata da una vibrante Marisa Tomei, regala al personaggio di Randy un’inimitabile patina di umana sofferenza e la sua recitazione calibrata e mai eccedente, non vira mai nel patetico e nel gigionismo. Ciliegina sulla torta, sui titoli di coda, The wrestler, straziante ballata di Bruce Springsteen. Il film è stato premiato con il Leone d’Oro  alla 65 Mostra Internazionale d‘Arte Cinenatografica di Venezia (2008). Mickey Rourke è stato candidato all’Oscar come miglior attore protagonista e Marisa Tomei come migliore attrice non protagonista.

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