Ignazio Senatore intervista Christian De Sica: “Mio padre Vittorio”

1 Maggio 2015 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Christian De Sica: “Mio padre Vittorio”
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Vittorio De Sica era un appassionato tifoso del Napoli. Ad affermarlo è suo figlio Manuel, compositore di numerosissime colonne sonore ed autore del volume Di figlio in padre, dedicato al papà,  nato a Sora e morto a Neully- sur Seine quarant’anni fa.

Figlio di Teresa Manfredi, una casalinga napoletana e di un impiegato cagliaritano, nato da genitori salernitani, Vittorio, tredicenne, si trasferì con la famiglia a Napoli dove vi rimase per diversi anni.

E se come attore aveva recitato in pellicole come Napoli d’altri tempi, Napoli che non muore, Vacanze ad Ischia, nel corso della sua brillante carriera di regista De Sica, legato visceralmente al capoluogo campano,. nel corso delle numerose interviste, lui stesso raccontò dei gustosi aneddoti.

Per L’oro di Napoli si cercava un guappo e lo trovammo nel Rione Sanità. Lo scritturai prima di fargli il provino. Purtroppo questo mi lasciò qualche perplessità giacché era un guappo ma aveva un qualcosa di rigido, di eccessivo che non mi persuadeva totalmente. A malincuore gli facemmo sapere che avremmo dovuto fare a meno di lui. Fu un piccolo dramma: in effetti dovemmo riconoscere che ci dovevamo pensare prima, non era più possibile ritornare indietro. Aveva ragione. E così il guappo del film fu lui e fu una fortuna per il film.”  E successivamente: “Quando giravo L’oro di Napoli eravamo sempre circondati da una folla che osservava lo svolgimento dell’azione. A sera il segretario e l’amministratore pagava le comparse, i proprietari dei negozi che avevano dovuto rinunciare alla loro usuale vendita.  Un uomo sulla quarantina che era rimasto lì fra la gente, semplicemente, a  guardare la scena, pretendeva di essere pagato anche lui.” Ma lei non ha fatto niente! Non è nella lista delle comparse!” “Ma io so curioso. Non so iuto a faticà. Mi avete attratto, mi dovete risarcire.

Suo figlio Christian, autore anche lui di un volume dedicato al padre, dal titolo Figlio di papà, racconta, invece, questa altra divertentissima storiella:

Mio padre amava i napoletani perché diceva che sono veloci, che lo capivano a volo e che avevano la buona creanza. Una volta doveva girare a Napoli, in Via Roma, strada piena di ragazzini una scena di Matrimonio all’italiana. C’era una gran baraonda e non si riusciva a partire con il ciak. Allora lui perse il megafono e si rivolse ai presenti: “Sono Vittorio De Sica e devo girare una scena con Sofia Loren e Marcello Mastroianni. Avrei bisogno di due minuti di silenzio. Grazie.” Ci fu un silenzio tombale. Motore, ciak. Terminata la scena, la folla gli rispose all’unisono: “Prego”.

Ammirato da critici e dal pubblico, De Sica aveva dei rapporti cordiali con gli altri Maestri del cinema. E’ di Renè Clair questo appassionato consiglio:

Non capisco perché ti ostini a lavorare con la Loren. Tu sei un grande quando usi la gente per strada, tu hai questa fortuna che in Italia sono tutti attori, i bambini, le persone, le vecchie. Noi siamo costretti ad andare alla Commedie Francaise a prendere gli attori. Tu sei fortunato Vittorio, da voi recitano tutti, perché siccome siete degli imbroglioni, siete abituati ad imbrogliare, dovete fingere, quindi i bambini a Napoli sono tutti grandi attori.

 

 

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