C.R.A.Z..Y di Jean Marc Vallèe – Canada – 2005 – Durata 127’

25 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore

Gervais Beaulieu (Michel Coté) e Lauiranne (Danielle Proulx) hanno scodellato cinque maschietti; Christian, l’intellettuale di casa, Raymond, il ribelle drogato, Antonie, lo sportivo, Zach (Marc-Andre’ Grondin), nato il 25 dicembre chiuso, introverso ed il più sensibile della nidiata, e Yvan, la mascotte di casa.

Zac adora David Bowie e non disdegna di truccarsi, vestirsi come lui e cantare a squarciagola Space Oddity ma questa sua scelta non è ben vista da suo padre, un uomo  rigido e tradizionalista.

La vita della famiglia Beaulieu sembra procedere senza grandi scossoni ma il giorno delle nozze di Christian, Zac bacia un ragazzo e questa notizia, giunta all’orecchio di Gervais, lo getta nello scompiglio.

La cattolicissima, Lauiranne, prova a mediare ma i Beaulieiu hanno altro a che pensare, travolti dalla tossicodipendenza di Raymond che muore poi tragicamente.

Per ritrovare se stesso Zac parte per un viaggio mistico a Gerusalemme e nell’happy-end finale, il padre lo accetta in casa con il suo nuovo compagno.

Il regista ambienta la vicenda in Canada, negli Anni Sessanta e già il titolo del film (C.R.A.Z.Y.  è l’acronimo dei nomi dei cinque rampolli dei Beaulieu ed è il nome della canzone di Patsy Cline sparata in sottofondo) rimanda, implicitamente, alla follia dei diversi protagonisti.

La vicenda ruota intorno all’incapacità del padre di accettare l’omosessualità del figlio che, nel corso del film, nello stigmatizzare il bacio “proibito” del figlio al suo amico, gli dice: “E’ sbagliato quello che hai fatto, non si fa. Ti abbiamo mai picchiato? Devo forse cominciare per farti smettere di prenderci in giro? “

Incapace di tollerare la diversità del figlio lo convince ad andare da uno psicoanalista ed al termine della breve seduta Zac, laconicamente, commenta: “Un atto mancato. Dice che l’ho fatto apposta a farlo nella tua macchina per farmi beccare e per farmi scoprire che sono una checca così tu lo accettavi e lo accettavo anch’io.”  

Secca e stizzita la replica del padre: “Venticinque bigliettoni per farsi dire queste stronzate? Non gli avrai creduto, spero? Un atto mancato. E puoi star certo che non mancherà di rimborsarmi quello lì.”  

Il film è a tratti godibile ed è condito da alcune idee originali (Lauiranne fa i toast con il ferro da stiro) ma lo stuolo di personaggi che affollano la vicenda rimangono eccessivamente ai margini della narrazione.

Non mancano le battute taglienti e salaci come questo sconsolato commento che Gervais regala alla moglie:“Non capisco con tutto quello che gli abbiamo dato. Non è giusto che questo capiti a noi. Non ne devi parlare con nessuno, i problemi li risolviamo tra di noi. Il suo problema è nella testa e se non sei normale, ti fai curare. Quelli come lui non sono nati così, ci sono diventati. Sta a noi fare in modo che il nostro ragazzo non ci diventi. La natura non sbaglia, non fa le cose a metà; o è maschio o è femmina, punto e basta. Nostro figlio è maschio, non ho fatto nascere una checca, non potevo. Se però ha queste idee in testa, gliele tolgo io e subito. Bisogna essere pazzi per intingere il pennello in un paio di chiappe.”

Irresistibili le scene che mostrano Gervais che, ad ogni occasione, canta Emmemez moi, l’amatissima canzone di Charles Aznavour. Ottima colonna sonora con brani di David Bowie, Rolling Stones, Pink Floyd, Patsy Cline e Jefferson Airplaine.

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