De Laurentiis, dieci anni senza King Dino

10 Novembre 2020 | Di Ignazio Senatore
De Laurentiis, dieci anni senza King Dino
Senatore giornalista
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Dieci anni fa, il 10 novembre ci lasciava Dino De Laurentiis, uno dei più grandi produttori italiani e internazionali. Nato a Torre Annunziata, (all’anagrafe Agostino), ben presto si recò a Roma per iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia e, dopo una breve parentesi come attore, produsse alcuni film, tra cui “Il bandito” di Alberto Lattuada (1946).

Divenuto produttore esecutivo della Lux spopola con “Riso amaro” di Giuseppe De Santis, interpretato da Silvano Mangano che divenne uno dei sexy-simbol italici di quegli anni e successivamente sua moglie.. Fu poi la volta di “Napoli milionaria” di Eduardo De Filippo (1950), “Miseria e nobiltà”di Mario Mattoli (1954) e “La grande guerra“ di Mario Monicelli (1959).

Mai domo, De Laurentiis raccontò che quando doveva produrre “I pompieri di Viggiù”, non aveva una lira. Si presentò allora da un direttore di banca e, senza troppi preamboli, gli chiese il finanziamento, dichiarando di essere completamente al verde e che come garanzia non aveva altro che la sua faccia. Di fronte a tanta schiettezza, il direttore gli concesse il denaro per il film.

Con Carlo Ponti, fondò poi la Ponti- De Laurentiis e produsse “Guardie e ladri” di Steno e Monicelli (1951), “Totò a colori” di Steno (1952), “Europa 51” di Roberto Rossellini (1952), “La strada” (1954), premio Oscar come migliore film straniero, “Le notti di Cabiria” (1957), entrambi per la regia di Federico Fellini e “Lo straniero” di Luchino Visconti (1967).

In un’intervista che fece scalpore, dichiarò di essere contro la politica degli Autori della Nouvelle Vague,: “Secondo me, è il produttore  l’anima del film. Se il film è un insuccesso è colpa del produttore, perché vuol dire che ha sbagliato a scegliere il soggetto, oppure il regista o il cast. In Italia la figura del produttore è sottovalutata perché si ha l’idea che è una persona che mette solo il soldi per fare un film. Uno scrittore o un pittore possono dichiarare di essere gli unici autori delle loro opere, il regista no, perché ha bisogno del direttore della fotografia, del fonico, dello scenografo, del costumista e di tutti gli altri che lavorano per il film.”

Nel suo stabilimento Dino-città  produsse, inoltre, diversi kolossal tra cui il fantascientifico “Barbarella”, con Jane Fonda, per la regia di Roger Vadim (1968).

De Laurentiis si trasferì poi in America dove contribuì alla realizzazione di altri successi internazionali: “Serpico” di Sidney Lumet (1973), il remake di “King Kong” di John Guillermin (1976), “Conan il barbaro” di John Milius (1982), “Velluto blu” di David Lynch (1986), Nella sua folgorante carriera è stato premiato con cinque David di Donatello e con il David del Cinquantenario.

Articolo pubblicato su Il Corriere del Mezzogiorno – 10-11-2020

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