Giorni e nuvole di Silvio Soldini – Italia – 2007 – Durata 116’

16 Aprile 2020 | Di Ignazio Senatore

Michele (Antonio Albanese) non ha il coraggio di confessare agli amici, alla moglie Elsa (Margherita Buy) ed alla figlia Alice (Alba Rohrwacher) che è stato estromesso dalla società che ha fondato e che non lavora da due mesi Dopo aver tentato, invano, di trovare un nuovo impiego, ciondola, apatico e depresso, per casa. Elsa, neo-laureata in Storia dell’Arte ed impegnata nel recupero di un affresco attribuito al Boniforti, scopre la verità e, ridimensionati sogni e prestigio sociale, concorda con Michele di vendere la barca e la loro bella casa e di trasferirsi in un appartamento più piccolo e meno centrale. Dopo alcuni infruttuosi colloqui di lavoro, Michele accetta di guadagnare qualche spicciolo come pony-express e s’improvvisa imbianchino, lavorando in squadra con Vito (Giuseppe Battiston) e Luciano (Antonio Carlo Francini) due operai un tempo alle sue dipendenze. Quando anche questa piccola attività lavorativa si sfalda Michele ripiomba nuovamente in uno strato di profonda frustrazione. Elsa, abbandonato il restauro, trova un impiego che la costringe a lavorare fino a tarda sera e finisce, inevitabilmente, tra le braccia di Salviati (Paolo Sassanelli) il suo principale. Michele è sempre più teso e depresso ed il suo rapporto con Elsa, già sfilacciato, si logora definitivamente. Un finale, inondato da un pizzico di speranza, chiude la vicenda.

Soldini affronta con onestà il tema sempre più attuale dei quarantenni che si ritrovano all’improvviso senza lavoro e che, messe da parte competenze ed esperienze professionali, pur di non morire di fame e di noia, sono costretti ad elemosinare un impiego. Un argomento così dolente e scottante avrebbe meritato un taglio certamente più ruvido e graffiante ma Soldini, più che mostrare i muscoli ed affilare i denti, abbassa i toni fino a rendere quasi incolore il dramma che attanaglia il protagonista, un imprenditore senza spina dorsale, cocciuto ed infantile, incapace di adeguarsi alle fameliche e spietate leggi del mercato. Per tutto il film Michele si deprime, diventa abulico e continua a nascondere la testa sotto la sabbia, incapace di guardarsi dentro e di riconoscere i propri torti e difetti.

Elsa, all’opposto, è descritta come una donna responsabile e concreta che, preso atto dal licenziamento del marito, senza pensarci due volte, abbandona il restauro dell’affresco, attività che amava ma non le garantiva un ritorno economico, ed accetta un modesto lavoro come segretaria. Soldini lascia intravedere la sua sofferenza che non è mai vivida e pulsante e le regala una banale e scontata love-story con il suo principale. L’unica figura più solare di tutta la vicenda è Alice, una ventenne libera ed emancipata che gestisce un piccolo ristorante con Ricky, il suo fidanzato e che ha dovuto fare i conti con l’ottusa prevenzione di un padre che non ha le mai perdonato di aver allacciato una relazione con un ragazzo più adulto e strutturato di lui.

Il film resta però in superficie e si chiude con un finale che lascia sperare in un futuro meno denso di nuvole. Una Genova quasi astratta e non da cartolina fa da sfondo all’intera vicenda.  Vincitore di due David di Donatello.

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