Gioventù bruciata di Nicholas Ray – USA – 1955- Durata 111’

17 Marzo 2019 | Di Ignazio Senatore
Gioventù bruciata di Nicholas Ray – USA – 1955- Durata 111’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Jmmy Stark (James Dean), un giovane adolescente è trattenuto dalla polizia perché è in stato d’ubriachezza. Nei locali del commissariato, un piccolo campionario d’adolescenti in crisi: Plato (Sal Mineo) un ragazzo fragile e vulnerabile, abbandonato da piccolo dai genitori ed affidato alle cure di una governante nera; Judy (Natalie Wood) una ragazza sensibile in rotta con il padre, un genitore duro ed anaffettivo.

Il giorno dopo i tre ragazzi si ritrovano a scuola e Jmmy s’imbatte in Buzz, il capo di una banda di bulli. Per dimostrare di non essere un vigliacco Jmmy è costretto a sfidarlo nella “corsa dei conigli” (una corsa in auto che sancisce la vittoria a chi si getta per ultimo dall’auto in corsa, lanciata verso un burrone). Ma prima della gara, va dal padre, con la vana speranza che questi gli suggerisca un’altra via d’uscita. Jmmy accetta la sfida. Nel corso della gara la portiera dell’auto di Buzz non si apre e il giovane muore. Contro il parere dei genitori Jmmy vuole presentarsi al commissariato ed auto-denunciarsi; gli amici di Buzz lo inseguono e Jmmy con Plato e Judy si rifugia in una villa abbandonata. Dopo alterne vicende, nel finale drammatico, Plato é ucciso dalla polizia e il disperato intervento di Jmmy per salvarlo, risulterà vano.

Film che ha raccontato il disagio e l’inadeguatezza di un’intera generazione. Il regista è bravo nel descrivere la frattura esistente tra il mondo degli adulti (distanti emotivamente dai loro figli) e quello dei figli (sommersi dalle loro paure, incertezze ed indecisioni). Ray nello schierarsi dalla parte di più deboli (gli adolescenti) lancia un atto d’accusa nei confronti degli adulti, responsabili (soprattutto) di non sforzarsi di comprendere cosa si cela dietro il malessere di questi giovani “ribelli”. Nonostante le buone intenzioni, il film mostra le crepe del tempo e Ray non affonda e si limita a “graffiare” e a rimanere solo in superficie; non è un caso che nel finale consolatorio, Jmmy ritorna, con la coda tra le gambe all’ovile domestico. Il regista però non edulcora oltremodo la trama e la sussurrata love-story tra Jmmy e Judy fa solo da sfondo dell’intera vicenda. Il film ha il suo valore storico perché (in qualche modo) apre la strada a tutti quei film giovanilisti ed orfani di padre che popoleranno la cinematografia internazionale negli Anni Novanta. Nonostante le imperfezioni testuali, la pellicola (splendida per l’uso fiammeggiante del colore) racchiude ancora quel “candore” dei vecchi film degli Anni Cinquanta sugli adolescenti americani in crisi (riproposte sullo schermo nei più recenti “American Graffiti”, “Ritorno al futuro”, “Peggy Sue si è sposata” e “Grease”). Il titolo originale del film, traducibile come “ribelli senza ragione”, era il titolo di un romanzo scritto dallo psichiatra Robert M. Lindner sulla sua esperienza d’ipnoterapeuta con un ragazzo diciassettenne. Nicholas Ray lesse il volume ma ne utilizzò solo il titolo. Film “maledetto” perché i tre giovani protagonisti, moriranno poi tragicamente; Dean (al suo ultimo film) in un incidente d’auto, Natalie Wood annegata e Sal Mineo, ucciso in circostanze misteriose.

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