Inghilterra. 1694. Il ricco proprietario terriero, padrone di Compton House, parte per un viaggio e la moglie, la signora Herbert (Janet Suzman), decide, in sua assenza, di fargli trovare al suo ritorno, in dono, dodici disegni della tenuta, eseguiti dal famoso paesaggista Mister Neville (Anthony Higgins).
Il pittore rifiuta dapprima la proposta, poi accetta a patto che lei si impegni a corrispondergli una considerevole cifra di denaro e ad andare a letto con lui al termine di ogni disegno.
Neville dispone poi che, quando è al lavoro la servitù e le altre persone che alloggiano nella villa devono lasciare libera la visuale del paesaggio.
Dopo qualche giorno anche la figlia di Mrs. Herbert (Anne Louise Lambert), insoddisfatta del matrimonio con il saccente, presuntuoso ed impotente Mr. Talmann (Hugh Fraser), gli propone di incontrarlo in privato e di soddisfare ogni sua richiesta sessuale.
Il pittore è un attento osservatore e i suoi disegni rivelano degli indizi che potrebbero svelare l’autore del delitto compiuto ai danni del signor Herbert, il cui cadavere è ritrovato in un canale del giardino. Mrs Talmann è incinta e Neville comprende allora di essere stato vittima di un pericoloso raggiro…
Grazie ad un’ambientazione sontuosa, Greenaway (Lo zoo di Venere, Il ventre dell’architetto, Il cuoco il ladro sua moglie e l’amante…..) confeziona un film elegante, che rischia di apparire un vero e proprio esercizio di stile.
La maestria del regista inglese non è in discussione, ma la vicenda, un po’ troppo grottesca, è ancor più appesantita dai dialoghi che aderiscono al linguaggio aulico, e forbito di fine Seicento.
In questo piccolo giallo, girato quasi completamente nel giardino della ricca dimora di campagna, il pittore, scrupoloso osservatore, seppur ignaro del delitto commesso, nei suoi disegni riporta ogni piccolo particolare ma, non mostrando la benché minima curiosità sugli accadimenti che gli ruotano intorno, finirà per lasciarci le penne.
Nonostante la trama possa sembrare scabrosa, il film è casto e Greenaway fa ricorso a diverse allegorie e ripropone, più volte durante la vicenda, i dodici disegni, in bianco e nero, realizzati dal pittore.
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