Il grande silenzio di Irving Pichel – USA -1944

6 Gennaio 2019 | Di Ignazio Senatore
Il grande silenzio di Irving Pichel – USA -1944
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Emilia Blair (Loretta Young) una giovane, ricca aristocratica, a seguito di una meningite diventa, improvvisamente, sorda. Jeff (il suo fidanzato) vuole sposarla egualmente ma la donna decide di rimandare la data delle nozze. Emilia, inizia a consultare eminenti specialisti, senza successo. Nella sua piccola cittadina esercita un dottore (Alan Ladd), esperto nel campo della sordità. Il medico (che non sopporta i suoi capricci e le sue smorfie) prima si rifiuta di prenderla in cura, poi, le inocula due volte la settimana, un siero frutto dei propri studi. Dopo cinque mesi di trattamento la donna non ottiene nessun miglioramento. Delusa e rassegnata propone a Jeff di sposarla ma scopre che l’uomo è segretamente innamorato di sua sorella Jenny. Sconvolta da questa rivelazione, Emilia chiede al dottore di essere sottoposta ad una nuova sperimentazione del farmaco. Dopo alcuni tentennamenti, il dottore la include nel nuovo protocollo ma Emilia si sente male e va in coma. “Dopo una notte buia e tempestosa” magicamente guarirà.

Il film, mieloso e strappalacrime, ruota intorno alla figura dello sconosciuto medico di campagna, onesto e filantropo che, invece di rincorrere il successo e la gloria, accorre notte fonda al capezzale degli ammalati per prestare loro le cure. E’ interessante notare come il regista caratterizzi ulteriormente la figura del “medico di campagna”, descrivendolo come un “figlio del popolo” che ha potuto continuare gli studi, solo grazie all’aiuto economico di un vecchio medico condotto e che, seppur isolato e privo di contatti con il mondo scientifico “cittadino”, trova la cura adatta per la paziente. Ma l’aspetto più interessante del film è il lento e graduale cambiamento di Emilia, donna ricca, algida e viziata che (non a caso) ritroverà l’udito solo dopo essersi innamorata del giovane medico. Il titolo del film rimanda, inequivocabilmente, alla “sordità” emotiva di cui era affetta la giovane protagonista. Tratto da un romanzo di successo di Rachel Field, si avvale della sceneggiatura del papà di Marlowe (Raymond Chandler), il più grande scrittore della hard-boiled school.

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