Inchiodato dalle testimonianze dei figli e della fida cameriera. Claus von Bulow (Jeremy Irons), è giudicato, dal tribunale americano, colpevole di un duplice tentato omicidio.
Secondo l’accusa, avrebbe iniettato una dose di insulina, a dosaggio non terapeutico, ai danni di Sunny (Glenn Close), la moglie milionaria, provocandole un coma irreversibile.
Condannato a trent’anni di prigione, von Bulow contatta il professor Alan Dershowitz (Ron Silver), insegnante ebreo ad Harward, che, generalmente, per le difese dei suoi clienti, si avvale di un pool di studenti.
Le prove contro von Bulow sembrano schiaccianti, anche se Sunny è descritta come una farmacofilica, una donna che assumeva grandi quantità di alcol e che, dopo aver saputo che il marito la tradiva con Alexandra, attrice di soap opera, era entrata in uno stato di depressione profonda che l’avrebbe potuta spingere al suicidio.
Dershiwitz e i suoi studenti setacciano verbali, testimonianze e interrogatori e riescono a ribaltare il verdetto e a scagionare von Bulow, che è assolto.
Nell’ultima scena, l’avvocato lascia intendere al cliente, di averlo difeso, pur avendo compreso che è colpevole.
Barbet Schroeder (Barfly-Moscone da bar, Inserzione pericolosa, Soluzione estrema…) traspone l’omonimo romanzo di Alan Dershowitz e, nel corso della narrazione, fa ricorso a diversi flashback che ripercorrono le vicende dei protagonisti.
La ricostruzione dei fatti è condotta in maniera asettica, ma elegante, e, sin dalle prime battute, von Bulow è descritto come un personaggio schivo, riservato, impassibile e emotivamente gelido; all’opposto Dershowitz è un avvocato informale, astuto e disincantato che nutre dei dubbi sull’innocenza del suo cliente, sin da quando ha accettato l’incarico.
Ma, a ben vedere, il noto avvocato, non solo non si fa scrupoli di difendere un individuo che, di fatto, con fredda determinazione e senza il minimo rimorso, ha lasciato morire la moglie, ma soprattutto, accetta l’incarico per nutrire ancora più il suo ipertrofico narcisismo.
Il titolo originale del film, in luogo di quello italiano, fa riferimento all’inversione di fortuna dell’imputato.
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