Il postino di Michael Radford – Italia – Francia – 1994 – Durata 113’

14 Gennaio 2025 | Di Ignazio Senatore

Anno 1952. Accusato di essere comunista, il poeta cileno Pablo Neruda (Philippe Noiret), in esilio,  giunge in un’isola del sud d’Italia, in compagnia della moglie Matilde (Anna Bonaiuto).

Mario (Massimo Troisi) accetta l’incarico di consegnargli la posta  e, affascinato dalla sua personalità, inizia a leggere le sue opere. Vincendo la timidezza, Mario inizia a interrogare Neruda e a chiedergli il segreto per comporre versi.

Tra i due nasce una spontanea e sincera amicizia e, quando Mario s’innamora della bellissima Beatrice (Maria Grazia Cucinotta), il poeta cileno lo spinge a sconfiggere la timidezza, ad aprire il suo cuore e a comporre dei versi per conquistare l’amata.

Neruda accetterà, poi, di fare da testimone al loro matrimonio e, non appena gli è revocato l’esilio, abbandona l’isola, promettendo a Mario di rimanere in contatto con lui.

Ma, una volta lontano, ospite di intellettuali e di scrittori di mezz’Europa, dimentica la promessa al poeta  fatta. Quando ritorna anni dopo nell’isola…

Radford (Another time  another place Una storia d’amore, Orwell 1984, Il mercante di Venezia, Re Lear, La musica del silenzio…) compone un capolavoro che trae ispirazione dal romanzo Il postino di Neruda del cileno Antonio Skàrmeta.

In questo film magico, girato tra Procida e Salina, il regista britannico mette al centro della narrazione la salda e sincera amicizia tra il famoso poeta cileno e Mario, un ingenuo e timido figlio di pescatore che, grazie alla presenza di Neruda sull’isola, s’avvicina, giorno dopo giorno, alla poesia, fino a scoprire la propria anima poetica.

Con questo film, vero e proprio inno alla poesia, Radford sottolinea che, indipendentemente dal grado culturale o dall’appartenenza ad una determinata classe sociale, chiunque, se attinge alle proprie emozioni più profonde, può comporre versi.

Man mano che procede la narrazione assistiamo, infatti, ad una sorta di percorso di formazione (letteraria) di Mario che, acquistata sempre più fiducia nella propria capacità di inventare metafore e con le sue poesie, semplici ma appassionate, riesce a conquistare il cuore dell’amata.

Il poeta cileno è descritto come un esiliato che, pur struggendosi per la nostalgia del proprio paese, si gode la “vacanza” al fianco della moglie, supportato dall’affetto e dal calore di Mario.

Radford inserisce degli inserti in bianco e nero che riproducono i cinegiornali dell’epoca e avvolge la pellicola con le struggenti note composte da Luis Bacalov.

Il film, interpretato da un Noiret impeccabile, va ricordato anche per l’ultima commovente e magistrale interpretazione di Troisi, che morì prima che del termine delle riprese.

 

 

 

 

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