La casa dei matti di Andrej Konchalovski – Russia – 2002 – Durata 104’

17 Marzo 2019 | Di Ignazio Senatore
La casa dei matti di Andrej Konchalovski – Russia – 2002 – Durata 104’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Cecenia, 1996. Un fatiscente e malconcio manicomio è situato al confine con la Cecenia. L’unico svago per Janna (Julija Vysotskij) e per gli altri poveri pazienti è quello di vedere transitare un treno sul ponte che è vicino all’istituto. Una sera il treno non passa e le comunicazioni interrotte. Il dottore ed il personale medico, avendo intuito che qualcosa d’irreparabile sta accadendo, scappano e lasciano i poveri ricoverati in balia del proprio destino. Infatti, la mattina seguente un gruppo di militari ceceni occupa il manicomio che diventa la loro base operativa. I pazienti sono disorientati, confusi e non comprendono quello che sta succedendo intorno a loro. Diversi giorni dopo l’esercito russo riesce a stanare i “ribelli” e a cacciarli dal manicomio. Tornata la pace, il dottore ed il personale medico fanno ritorno nella struttura  (ormai ridotta ad un ammasso di macerie) e tutto ritornerà come prima. Il film si chiude con la scena dei ricoverati che salveranno un soldato ceceno, fingendo che sia uno di loro.

Il manicomio che ospita i pazienti è uno spazio lugubre e fatiscente, le condizioni igieniche sono precarie (una “divertente” scena mostra i poveri ammalati in una fila chilometrica che aspettano il loro turno per andare al mattino in bagno) e il vitto è disgustoso (una paziente trova un dente nella sua minestra). Al regista non interessa filmare un film-denuncia sulle drammatiche condizioni dell’assistenza psichiatrica in Russia. Il suo obiettivo è quello di raccontare (ambientandolo non a caso in un manicomio) una storia di confine (non solo geografico) tra follia (dei matti) e normalità (dei sani che fanno la guerra). E se i pazienti sono fin troppo caratterizzati (su tutti Janna, la graziosa protagonista femminile che quando è triste sogna Bryan Adams, che le si materializza davanti e le canta una mielosa canzone) quello che intenerisce lo spettatore è lo sguardo di questi ammalati che, allo scoppio della guerra, non sanno dove andare e che restano nel l’unico luogo che essi sentono come casa (il vecchio e fatiscente manicomio). Konchalovski alleggerisce troppe volte il testo e propone una sdolcinata la love-story tra Janna ed uno dei soldati ceceni. La pellicola è ispirata alla storia vera avvenuta nel 1995 in un ospedale psichiatrico in Inguscezia. Konchalovski vide un reportage televisivo che documentava questa assurda vicenda e mandò una troupe sul luogo. Il progetto fu accantonato e poi ripreso dallo stesso regista. Nel cast sono stati impiegati come attori alcuni pazienti manicomiali. Curiosità: il brano che canta nel film la famosa pop star canadese Bryan Adams “Have you ever really loved a woman?” è la musica che fa da sottofondo alla scena finale del film “Don Juan de Marco, maestro d’amore”, pellicola che vedeva il mitico Marlon Brando nelle vesti di psichiatra e di Johnny Depp in quelle del folle. Gran Premio della Giuria al 59° festival di Venezia.

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