La cura del gorilla di Carlo A. Sigon – Italia – 2005 – Durata 104′

15 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
La cura del gorilla di Carlo A. Sigon – Italia – 2005 – Durata 104′
Recensioni Film di Ignazio Senatore
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Sandrone (Claudio Bisio) detto “il gorilla” è affetto da doppia personalità. Nella sua mente, segnatamente scissa, albergano due personalità; Sandrone (buono, ingenuo, sensibile e generoso) ed Il Socio (violento, litigioso, aggressivo e fortemente distruttivo). Di giorno Sandrone trascorre le giornate regolarmente, senza grossi intoppi, ma di notte “Il Socio” prende il sopravvento, frequenta le zone malfamate della città e si trova spesso a fare a pugni con qualche pericoloso delinquente. Dopo l’ennesimo scontro fisico con un feroce serial killer, Sandrone si lecca le ferite e decide di cambiare vita e, per intascare qualche soldo, accetta di fare da guardia del corpo a Jerry Warden (Lionel Stander) una vecchia star americana, giunta in Italia per promuovere un videogioco ispirato ad un telefilm western degli Anni Sessanta da lui interpretato. Ma Sandrone ama anche vestire i panni dell’investigatore e quando il compagno albanese (Kleidi Kadiu) di Vera (Stefania Roca) viene ucciso in circostanze misteriose, “Il Socio” entra nuovamente in azione.

Carlo Sigon lo ha definito uno “spaghetti-noir” ed il suo tentativo di dar nuova linfa vita all’asfittico ed anemico cinema italiano è già di per sé una nota di merito. Il regista ambienta la vicenda tra Cremona e  Milano, nella cupa e dimessa Cartiera Binda e con mano ferma e tocco deciso descrive le vicende del protagonista che non ignora di  avere una doppia personalità ma è consapevole che l’una non sa quello che accade all’altra. Per ovviare ai black-out della sua coscienza s’affida ad un piccolo blocknotes su cui annota quello che fa di giorno e di giorno. L’ingresso in campo delle due opposte personalità avviene però in maniera troppo meccanica ed il regista lascia  che Sandrone dialoghi ad alta voce con l’altra parte scissa in maniera un po’ troppo fredda e controllata. Il film, immerso in un’atmosfera buia e clasustrofobica, alterna momenti leggeri e levigati ad altri più sporchi, sanguinolenti e violenti. Oscillazioni, accelerazioni nervose e scatti improvvisi illuminano questo thriller che strizza l’occhio al noir ma che presenta qualche buco in sede di sceneggiatura. Troppo insistiti, infine, gli inserti con la clownesca figura di Jerry Warden che dovrebbero alleggerire la vicenda ma risultano avulsi dalla vicenda ed abbassano decisamente il livello di tensione del film. La voce fuori campo di Bisio tappezza costantemente la pellicola e questo espediente narrativo dapprima intriga ma poi finisce per appesantire la fruizione della pellicola. Nel cast Bebo Storti nei panni di Gipi un commissario di polizia ed Antonio Catania in quelli di Giò Pesce e Gigio Alberti in quelli di uno scalcinato informatore. Tratto dall’omonimo romanzo di Sandrone Dazieri

 

Recensione pubblicata su Segno Cinema – Numero 141 – Settembre- Ottobre 2006

 

 

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