Roberto Faenza si è sempre definito un regista “scomodo”. Ed è scomoda la storia che coraggiosamente racconta: il sequestro e la scomparsa di Emanuela Orlandi, avvenuta a Roma il 22 giugno del 1983. Con una minuziosa e dettagliata ricostruzione, Faenza, senza risparmiare nessuno, lega gli intrigati fili che legano l’oscura vicenda; il Vaticano, Papa Wojtyla, il cardinal Marcinkus, lo Ior, il banchiere Calvi, i servizi segreti, la banda della Magliana, il boss Enrico De Pedis (Scamarcio), detto Renatino (sepolto non a caso nella Basilica di S. Apollinare di Roma), per giungere fino a Massimo Carminati di Mafia-Capitale.
Non era facile raccontare una vicenda così complessa e Faenza, per incollare i pezzi del puzzle, s’affida a due giornaliste (Maya Sansa e Valentina Ludovini). Attento a svelare anche i più segreti retroscena della vicenda, il regista finisce per però per impaginare un film-inchiesta dal sapore documentaristico. Nel cast Greta Scarano nei panni di Sabrina Minardi, compagna di De Pedis e Shell Shapiro.
Recensione pubblicata su Segno Cinema – N.207- Settembre-Ottobre 2017
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