Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone

10 Marzo 2023 | Di Ignazio Senatore
Laggiù qualcuno mi ama di Mario Martone
Recensioni Film di Ignazio Senatore
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Massimo Troisi era n attore amatissimo, e non solo da noi napoletani, ma per me non era solo un grande attore e un grande comico, era un regista di speciale grandezza, i cui film costituivano, a mio avviso  un unico discorso cinematografico. Un cinema che si esprimeva per frammenti, per soprassalti improvvisi, alternava pieni e vuoti, ora era acceso, ora stanco, Il cinema di Troisi era bello perché aveva la forma della vita.” E’ questo l’incipit del doc il cui titolo  richiama, inevitabilmente, Lassù qualcuno mi ama (1956) di Robert Wise, scelto, invece, probabilmente, per sottolineare come Troisi fosse entrato nel cuore degli spettatori per quel suo senso di perenne  incertezza, spaesamento e fragilità, diventate nel tempo la sua marca di riconoscimento. Dopo aver omaggiato Eduardo De Filippo (Il sindaco del Rione Sanità,) Eduardo Scarpetta (Qui rido io) ed  Ermanno Rea (Nostalgia), Martone continua nell’immersione nella sua Napoli, rendendo tributo ad uno degli attori più amati del cinema italiano degli ultimi decenni. Martone azzarda un paragone tra Troisi e l’Antoine Doinel, di truffauttiana memoria, e lascia che il tema dell’amore, declinato, con sfumature diverse, in tutti i film dell’attore-regista di San Giorgio a Cremano faccia da file rouge e leghi le interviste a Francesco Piccolo. Goffredo Fofi, Paolo Sorrentino, Ficarra e Picone, i critici Federico Chiacchiari e Demterio Salvi (autori del primo e unico saggio a lui dedicato quando era ancora in vita), Michael Radford, regista dell’indimenticabile  Il postino e Roberto Perpignani. Non mancano le sorprese; su tutte la voce d Troisi incisa su un nastro magnetico, che in una sorta di seduta psicoanalitica, con la Pavignano (compagna e co-sceeneggiatrice di tutti i film di Troisi) e una sua amica, in veste di terapeuti, si racconta con la proverbiale onestà e sincerità. Non meno evocativi gli spunti e le riflessioni che lo stesso Troisi aveva appuntato, in ordine sparso, su dei fogli di quaderno, custoditi gelosamente dalla Paviganano,. Arricchito da filmati di repertorio (nei quali compaiono, tra gli altri, Dario Fo e Giuseppe Bertolucci)  e da tantissime scene tratte dai film dell’attore- regista, il doc ti avvolge e ti lascia l’amaro in bocca perché, prendendo spunto da una poesia di Troisi, ricorda come la morte, nel suo caso, abbia troppo presto scalzato via la sorte.

Recensione pubblicata su Cinecriticaweb Sncci- 10-3-2023

 

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