L’amica delle 5 e 1/2 di Vincente Minnelli – USA – 1970

20 Maggio 2015 | Di Ignazio Senatore
L’amica delle 5 e 1/2 di Vincente Minnelli – USA – 1970
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Il professore Marc Chabot (Yves Montand) ipnotizza di fronte ai suoi studenti Preston, un ragazzo che si è sottoposto volontariamente a un’esercitazione. Tra i presenti c’è Daisy Gamble (Barbra Streisand) che automaticamente entra anche lei in trance ipnotica e regredisce fino a quando era bambina. Terminata la dimostrazione Daisy chiede al dottore di ipnotizzarla ancora perché, per compiacere Warren (Larry Blyden) il suo noioso fidanzato, deve smettere di fumare. Nel corso delle sedute, Daisy  regredisce a vite precedenti, fino a scoprire che, agli inizi dell’Ottocento, si chiamava Melinda ed era stata accusata di aver tramato contro la Corona inglese. Daisy s’innamora giorno dopo giorno del dottore, ma scopre che invece lui è affascinato da Melinda. Riuscirà Daisy a spezzare il cuore del suo adorato ipnotizzatore?

Tratto dalla commedia musicale di Alan J. Lerner, il film, leggero come una piuma, non è di quelli che lasciano il segno, ma anche se non scalfisce né l’anima né il cuore, è onesto, tenero e pulito. Come ogni musical che si rispetti, la struttura narrativa è finalizzata a mettere in risalto le straordinarie doti canore di Barbara Streisand e di Yves Montand. Il regista Vincente Minnelli, dopo aver fatto il verso ai film epici e in costume, piazza qualche balletto di grande effetto e percorre i toni della commedia brillante, confezionando una storia dove Daisy è dotata di uno straordinario pollice verde e di poteri telepatici che le permettono di sapere in anticipo se il telefono squillerà o se qualcuno busserà alla porta. Non manca il tocco visivo del grande maestro e splendidi sono i filtri colorati che Minnelli adotta per mostrarci Daisy che regredisce nel tempo. Anche se le sedute ipnotiche sono un mero pretesto narrativo, Chabot è uno degli psicoanalisti più scialbi e incolori della storia del cinema e nel corso del film si limita a mandare in trance la paziente senza fornirle uno straccio di interpretazione. Il titolo italiano fa riferimento all’orario nel quale si svolgono le sedute e rimanda a incontri più amichevoli che terapeutici e professionali; quello originale riprende una melensa canzone cantata da Barbra Streisand in chiusura del film. Da non perdere le modalità con le quali Chabot induce la trance ipnotica al suo giovane studente.

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