L’impero dei Lupi (L’empire des loups) di Chris Nahon – Francia – 2005 – Durata 128’ – V.M 14

30 Novembre 2021 | Di Ignazio Senatore
L’impero dei Lupi (L’empire des loups) di Chris Nahon – Francia – 2005 – Durata 128’ – V.M 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
0

Anne Heymes (Arly Jover) moglie di Laurent (Philippe Bas) un alto funzionario del Ministero degli Interni non riconosce il volto del marito, ha dei grossi buchi cognitivi ed è vittima di penose allucinazioni visive. Laurent la spinge a sottoporsi a degli accertamenti sempre più sofisticati ma Anne, sensibile ed intelligente, inizia a nutrire dei forti dubbi sulla sua identità. Sempre più sospettosa, mentre è in bagno si osserva allo specchio e scopre che dietro il padiglione dell’orecchio ha una misteriosa cicatrice, segno di un pregresso intervento chirurgico. Certa di essere vittima di un’infernale macchinazione, disperata, chiede aiuto a Mathilde Wilcrau (Laura Morante) una coraggiosa psichiatra che la sottopone ad una serie di accertamenti clinici che confermano le sue ipotesi; qualcuno le ha cancellato la memoria e le ha innestato dei falsi ricordi. Nel X Distretto di Parigi Paul Nerteaux (Jocelyn Quivrin) un giovane capitano di polizia sta dando la caccia ad un sanguinario assassino che ha barbaramente ucciso, torturato e mutilato tre giovani ragazze turche. Spalleggiato da Jean-Louis Schiffer (Jean Reno) un ex poliziotto, dai modi rudi e violenti, Nerteaux finisce sulle tracce di Anne, che altri non è che una clandestina turca, cavia di un esperimento governativo, finita nel mirino del maniaco omicida per aver fatto sparire venti chili di droga. Un elettrizzante finale chiude la vicenda.

Thriller mozzafiato che nella prima mezz’ora incolla lo spettatore alla poltrona e lo tiene in apnea, con il fiato sospeso. Il regista si lascia però prendere la mano, indugia troppo nelle ambientazioni notturne, girate nelle viscere di una Parigi umida e piovosa, e disperde la vicenda in mille rivoli dove si mescolano confusamente terrorismo e traffico di droga, serial killer e nazionalismo turco, chirurgia estetica ed un pizzico di follia. La figura di Mathilde è periferica ma intensa ed è credibile nelle vesti di una dottoressa che s’appassiona al caso di una donna che, nonostante le apparenze, non è né folle, né visionaria. Dal romanzo di Jean-Christophe Grangè.

Comments are closed.

Questo sito utilizza strumenti di raccolta dei dati, come i Cookie. Questo sito utilizza Cookie tecnici e di terze parti per fornire alcuni servizi. Maggiori Informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi