Mammina cara (Mommie dearest) di Frank Perry – USA – 1981 – Durata 129’

13 Febbraio 2022 | Di Ignazio Senatore
Mammina cara (Mommie dearest) di Frank Perry – USA –  1981 – Durata 129’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Diva acclamata di Hollywood, Joan Crawford (Faye Dunaway) è  infelice perché non ha avuto nessun bambino dai due precedenti matrimoni. Dopo non poche difficoltà, riesce ad adottare Christine (Mara Hobel) e successivamente Cristhoper (Jeremy Scott Reinbolt), ma educa entrambi con eccessiva fermezza e con estrema rigidità. Gregory (Steve Forrest), il suo uomo, cerca di renderla più docile ma lei non muta atteggiamento e, quando la Metro Goldwin Mayer le da il benservito, diventa ancora più isterica, collerica e nevrotica. Gregory la pianta e lei si rifugia tra le braccia di qualche amante occasionale. La sua carriera ha degli alti e bassi e, dopo aver vinto un Oscar, interpreta un paio di pellicole che fanno flop al botteghino. Delusa e sconfitta, affonda ancora più nell’alcol, ma poi si rigenera e sposa Alfred Steele (Harry Goz), uno dei maggiori azionisti della Pepsi Cola. Divenuta adulta, Christine (Diana Scarwid) muove con scarso successo i primi passi da attrice ma i suoi rapporti con la madre sono sempre più burrascosi. Joan muore e non lascia un soldo di eredità, né a Christine, né a Cristhoper.

Basato sul libro autobiografico di Christine, il regista si tiene alla larga dal classico biopic celebrativo ed impagina una storia dove Joan Crawford è descritta come una donna perennemente sull’orlo di una crisi di nervi. Instabile, capricciosa ed egoista a Gregory confida: “Io non ho avuto un padre. Mamma cambiava mariti più spesso che le lenzuola. Era una donna sciatta e sporca.” Perry sottolinea con forza la netta dicotomia tra l’immagine pubblica di madre felice e sorridente che l’attrice fornisce ai media ed, all’opposto, quella privata, cosparsa di scatti d’ira improvvisi, di scenate e di crisi isteriche. Quando, in apertura del film, la piccola Christine, accompagnata da una sorridente infermiera, fa il suo ingresso in casa, Joan l’accoglie e, tenendola fra le braccia, le dice: “Ti creerò una vita perfetta, ti darò tutte le cose che non ho mai avuto.”. Ben presto queste sue affermazioni sono disconfermate nei fatti e Joan, convinta che un’educazione rigida può formare al meglio il carattere della bambina, le impone regole sempre più severe e non si mostra mai indulgente nei suoi confronti. Per ammansirla le fa ripetere: “I bambini adottivi sono più fortunati perché sono stati scelti” ma, di fatto, le rende la vita impossibile. Sul finale, Christine le chiede perché l’ha adottata e lei gelidamente le risponde: “Per avere un po’ più di pubblicità.” Nel cast Howard Da Silva nei panni di Louis B.Mayer.

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