Mean machine di Barry Skolnick – USA – 2001 – Durata: 98’ – VM 14

23 Aprile 2022 | Di Ignazio Senatore
Mean machine di Barry Skolnick – USA – 2001 – Durata: 98’  – VM 14
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Danny Meehan (Vinnie Jones), ex capitano della nazionale di calcio inglese, soprannominato Mean machine, è per tutti il calciatore che, per soldi, ha truccato il risultato della partita Inghilterra – Germania.

Da allora, la sua vita è colata sempre più a picco, fino alla condanna a tre anni di carcere  per guida in stato d’ubriachezza. Il direttore del penitenziario (David Hemmings), scommettitore incallito, vorrebbe che Danny allenasse la squadra dei secondini, ma Burton (Ralph Brown), il capo delle guardie carcerarie, non è del suo stesso parere e, all’insaputa del direttore, lascia intendere a Danny che, se accetta l’incarico, finisce nei guai.

Ma Danny deve anche fare i conti con Charlie Sykes (John Forgeham), il detenuto più temuto della prigione, una brutta gatta da pelare, che lo odia a morte, perché nella famosa sfida tra Inghilterra e Germania aveva scommesso per gli inglesi e perso una montagna di soldi. La situazione sembra non sbloccarsi fino a quando, su suggerimento di un detenuto, Danny propone una sfida tra detenuti e secondini. Chi vincerà?

Girato nella prigione di Oxford, in disuso dal 1997, il film è diretto con sagacia e gran senso dello spettacolo da Barry Skolnick, all’esordio dietro la macchina da presa.

Mescolando gli stilemi del genere prison-movie con quello sportivo, il regista riesce a dosare alla perfezione ritmo e azione e ad impaginare una pellicola che si gusta tutta d’un fiato.

Skolnick non scade nella retorica dei buoni sentimenti e, senza scivolare nel pittoresco, con caustica ironia, mette in campo dei detenuti simpatici e bizzarri come Il Monaco o chiaramente perversi e disturbati come Nitro, a cui  contrappone il direttore del carcere e il capo delle guardie carcerarie, due persone senza scrupoli, detestabili e poco raccomandabili.

I dialoghi sono salaci, il ritmo non cala mai di una tacca e si arriva alla partita finale con il vento in poppa. Meno fortunato, ma più intenso, di Fuga per la vittoria, il film raggiunge l’apice proprio nella tanto attesa partita, senza esclusione di colpi tra detenuti e  secondini.

 

Per un approfondimento sul tema si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Quando il cinema fa goal. I100 film più belli sul calcio”, edito da Absolutely Free.

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