Niente da nascondere (Caché) di Michael Haneke – Austria – 2005 – Durata 117’

25 Gennaio 2022 | Di Ignazio Senatore

Georges (Daniel Auteil), apprezzato conduttore di rubrica letteraria in televisione, vive con sua moglie Anna (Julette Binoche) e Pierrot (Lester Makedonsky), il figlio di dodici anni. La loro vita scorre regolarmente ma un giorno gli viene recapitata in un busta un nastro videoregistrato di circa due ore che riprende l’esterno della loro casa. Qualcuno li sta spiando, li vuole intimorire, ma nella busta non c’è un biglietto e nessuna traccia che possa indirizzarli sulle tracce del maniaco persecutore. Nei giorni successivi Georges e suo figlio ricevono un disegno solcato da una striscia di color rosso sangue che raffigura un bambino terrorizzato. Georges va dalla polizia ma fa un buco nell’acqua e, nei giorni successivi, riceve altri nastri videoregistrati. In uno di questi compare la casa di campagna dove Georges aveva vissuto da bambino e, pescando nella memoria, risale a quando aveva sei anni. Al tempo, mentendo, impedì che i suoi genitori adottassero Majid un bambino di origine algerina, finito poi in un orfanotrofio. Georges è convinto che lui sia la persona che li sta spiando e, dopo aver scoperto dove abita, va a casa sua ed, a muso duro, gli urla che deve smettere di perseguitarlo. Majid ((Maurice Bénichou) è estraneo alla vicenda ma Georges non gli crede e, disperato, davanti ai suoi occhi, si suicida, tagliandosi la gola.  Il film si chiude con la camera fissa sulla scuola frequentata da Pierrot; il gioco continua.

Film geometrico dal grande rigore stilistico che ruota tutto intorno ad un inquietante verità; ognuno ha qualcosa da nascondere e gli scheletri dall’armadio finiscono  per essere scoperti. L’inconscio ci spia e non ci da tregua la telecamera che filma ventiquattro ore su ventiquattro Georges non è altro che la proiezione della sua mente malata. Il vero persecutore di Georges non ha volto e non è lo sventurato Majid o un misterioso e sconosciuto maniaco ma è un occhio che lo scruta e che è dentro di lui. Il rimorso per il danno causato a Majid  lo travolge e, nel corso del film, confessa: “Lo odiavo, dovevamo dividere tutto. Ho fatto la spia.”   Haneke impagina un thriller atipico dove la tensione sale sequenza dopo sequenza e le immagini nitide fanno da contrasto al buio che si agita nella mente del protagonista.

Nel corso della vicenda il viso insanguinato del piccolo Majid fa di tanto in tanto capolino nella narrazione  lasciando che i ricordi di  Georges affiorino sempre più in superficie.

L’unico vero limite del film è che è così saturo da non lasciare spazio all’immaginazione dello spettatore, le traiettorie dello sguardo sembrano obbligate e non c’è alcuno spazio per derive ed abbandoni. Sullo sfondo la repressione francese esercitata un tempo in Algeria. Splendido cammeo di Annie Girardot nel ruolo della madre di Georges. Il titolo originale (Nascosto) è più criptico di quello italiano ed è un esplicito riferimento ai continui rimandi tra finzione e realtà, di cui il testo è infarcito sin dalla prima inquadratura.

Premio per la miglior regia al 58 festival di Cannes. Nastro d’argento per il miglior doppiaggio. Candidato al David di Donatello 2006 come miglior film dell’Unione Europea.

 

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