Non è mai troppo tardi di Rob Reiner – USA – 2007

21 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore

Ad Edward Cole (Jack Nicholson) un cinico miliardario, diagnosticano un male incurabile, lo ricoverano in un lampo in una delle cliniche di sua proprietà e lo costringono a dividere la stanza di degenza con Carter Chambers (Morgan Freeman)  un modesto meccanico afroamericano di sessantasei anni, affetto anche lui da un cancro in fase avanzata. Edward continua a sputare veleno sui medici, a maltrattare Thomas (Sean Hayes) il suo segretario tuttofare ed a punzecchiare Carter con il quale, per gioco, stila una lista dei loro ultimi desideri.  Folgorati dall’idea di dover dare un addio in grande stile alla vita, i due abbandonano la clinica e, sprizzando vitalità da tutti i pori, decidono di esaudire i loro ultimi desideri; provano il brivido del paracadutismo, si sfidano in un autodromo su due auto da corsa, sorvolano il Polo e partecipano ad un ghiotto safari. Carter ha però nostalgia di rivedere la moglie (Beverly Todd) e se ne ritorna a casa; morirà dopo qualche tempo seguito a ruota da Edward.

Reiner prova a mescolare lacrime e sorrisi e cerca di rendere il più soffice possibile una vicenda che vede come protagonisti due malati terminali. Dopo qualche battuta iniziale la commedia s’insabbia  ed il regista si limita contrapporre il ricco e saccente Edward al flemmatico e compassato Carter. Il regista mostra Edward che, per effetto della chemioterapia e dell’avanzare del male, vomita, giace spossato sul letto ma, per non appesantire la vicenda abbandona ben presto le stanze asettiche dell’ospedale e spedisce i due ammalati in giro per il mondo. Sul finale, Carter, il più saggio dei due, comprende che Edward ha messo in atto una serie di dispositivi per negare la realtà e, con un pizzico di sarcasmo, gli dice: “Ci sono cinque stadi della malattia: diniego, rabbia, patteggiamento, depressione, accettazione. Tu neghi la malattia. Sei la primo stadio: diniego.”. La pellicola risente di qualche incertezza espressiva e, pur non scivolando nel patetico e nel sentimentale, sul finale, punta diritto ai fazzoletti. Il titolo originale del film rimanda alla lista dei desideri che devono stilare i due protagonisti.

 

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