Padre e figlio di Pasquale Pozzessere – Italia – 1994 – Durata 95’

20 Gennaio 2020 | Di Ignazio Senatore
Padre e figlio di Pasquale Pozzessere – Italia – 1994 – Durata 95’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Terminato il servizio di leva, Gabriele (Stefano Dionisi) vive in casa con Corrado (Michele Placido), ex operaio meridionale cassaintegrato dell’Ansaldo.

Custode notturno nel porto di Genova, Corrado è cresciuto con il mito della fabbrica, della lotta sindacale, per tutta la vita, ha lottato duramente senza mai chinare la testa.

Per offrire al figlio un futuro lavorativo in fabbrica, Corrado che, dopo la morte della prima moglie, si è risposato -con Angela, dalla quale ha avuto una bambina, non esita ad umiliarsi di fronte al suo ex capo.

Spirito ribelle, Gabriele, vive male il clima che si respira in fabbrica e, dopo aver litigato con il responsabile del reparto, è licenziato in tronco.

La sua storia con Chiara (Claudia Gerini) vacilla e lui inizia a frequentare sempre più assiduamente Valeria (Giusy Consoli), un transessuale che lavora in una sala giochi.

Dopo aver commesso un paio di furti, Gabriele finisce in prigione. Valeria parte e Gabriele, incapace di dare una direzione alla propria vita, sbollisce rabbia e delusione, sfrecciando con la moto, senza meta, per la città.

I rapporti in casa diventano più tesi. Gabriele prova, invano, ad entrare in contatto con il padre e, per tutto il film, ripete, inutilmente: “Mi vuoi ascoltare un momento? Mi fai parlare?”.

Deciso a cambiare aria, Gabriele, senza il becco di un quattrino, decide di rubare i risparmi del padre. Corrado lo scopre; i due litigano, si prendono a botte e poi si guardano smarriti, con lo sguardo perso nel vuoto.

Piccolo capolavoro, passato purtroppo sotto silenzio, che ruota intorno all’insoddisfazione del giovane protagonista, incapace di trovare un proprio posto nel mondo, in perenne rotta di collisione con il padre, con Chiara e il resto del mondo.

La sua love story con Valeria, resta sullo sfondo, non sembra essere una scelta trasgressiva ma il frutto di un “cupio dissolvi” che lo spinge a rubare, a finire in prigione e a distruggere, pezzo dopo pezzo, i cardini di una vita normale.  

Magnetiche le musiche di Yousson’D’our. Vincitore di due David.

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