Porcile di Pier Paolo Pasolini – Italia – 1969

18 Novembre 2023 | Di Ignazio Senatore

Un giovane cannibale (Pierre Clémenti), con in testa un elmo e in pugno una spada, vive alle falde di un vulcano, nutrendosi di farfalle e serpenti. Dopo aver battuto in duello un soldato, lo divora, dopo averlo fatto a pezzi.

Incontra poi un altro cannibale (Franco Citti) che, dopo aver violentato una donna, si unisce a lui. assieme a un gruppo di uomini e donne cannibali, che saranno poi condannati a essere divorati dagli animali.

Nella Germania post-nazista, Julian (Jean-Pierre Léaud), venticinquenne figlio di Klotz (Alberto Lionello), un ricco industriale tedesco e di Bertha (Margarita Lozano), in crisi d’identità, si rifiuta di andare assieme alla diciassettenne Ida (Anne Wiazemsky) ad una manifestazione di protesta a Berlino contro il Muro.

Al ritorno, le confessa di non aver mai baciato una donna e di non essere interessato a ereditare le fortune del padre e poi finisce, in catalessi, disteso a letto con gli occhi rivolti al soffitto, nella lussuosa villa paterna.

Il papà allora ingaggia Hans Gunther (Marco Ferreri), un investigatore per scoprire cosa tormenta il figlio che contatta Herdhitze (Ugo Tognazzi), un ex criminale nazista, che ha fatto ricorso alla plastica facciale e ha finanziato degli esperimenti sugli ebrei.

Giunto nella lussuosa villa, Herdhitze svela a Klotz, suo concorrente in affari, che Julian si tormenta perché ama i maiali. I due industriali festeggiano la fusione delle loro fabbriche e Julian è divorato dai maiali.

Dopo una discreta esperienza come sceneggiatore e un paio di regie alle spalle, Pasolini propone, con un montaggio parallelo, due storie; una arcaica (girata sull’Etna), che vede come protagonisti dei cannibali che non parlano e si sbranano tra loro e l’altra moderna, girata in una villa a Stra, dove compaiono Klotz, con i baffetti alla Hitler, il suo infelice figlio e un industriale nazista senza scrupoli.

I dialoghi ermetici, venati dal gusto dell’assurdo, sono appesantiti da espressioni ricercate e da alcune parole ripetute ossessivamente, a conferma dell’incomunicabilità degli esseri umani.

Pasolini cita Brecht, Grosz, Murnau, ma il film è di una noia mortale e finisce per essere solo un irritante e intellettualistico esercizio di stile. Tognazzi sta al gioco e duetta alla grande con un Lionello in forma. Nel cast Ninetto Davoli.

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Per un approfondimento sulla filmografia di Ugo Tognazzi, si rimanda al volume di Ignazio Senatore “Ugo Tognazzi”, edito da Gremese (2021), corredato da 800 foto, dall’antologia della critica e dai commenti di attori e attrici, e registi che hanno lavorato con lui.

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