Ignazio Senatore intervista Romano Montesarchio

13 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
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C’è chi il documentario c’è l’ha nel sangue. Dopo Cardilli innamorati, diretto nel 2003 con Carlo Luglio, Il millimetro nel cervello (2006) e lo struggente Arapha, la ragazza dagli occhi bianchi(2010) storia di una ragazza albina della Tanzania, Romano Montesarchio ha ottenuto unanimi consensi di critica e di pubblico nell’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma con Ritratti abusivi.

Sono casertano e sin da bambino conoscevo il Villaggio Coppola, un luogo considerato un tempo la Rimini del Sud Italia. Mentre giravo nel 2008 il documentario La Domitiana, avevo sentito parlare del Parco Saraceno, un luogo spettrale, una repubblica autogestita, dove nessuno paga il fitto, acqua, luce e gas, popolata da individui che tirano a campare con piccoli espedienti e lavori occasionali. Ho passato un anno ad ascoltare le storie ed a vivere tra le sessanta famiglie, tutte italiane, che occuparono anni fa il Parco quando gli americani della Nato abbandonarono le loro case. Il Parco nell’arco di qualche anno verrà abbattuto per far posto ad un porto turistico che dovrebbe rilanciare il territorio. Ritratti abusivinon ha uno sguardo greve sulla realtà, non ricerca né il pietismo, né la vena drammatica, ma è attraversato da una leggerezza che potremmo definire di calviniana memoria. Quello che colpisce è che queste famiglie sono nel complesso felici, forse di più di quelle che vivono ai Parioli ed assumono psicofarmaci.”

Fine conoscitore del cinema neorealistico italiano e di quello d’impegno civile, Montesarchio spiega così il successo di documentari come Sacro GRA e TIR, vincitori della Mostra del Cinema di Venezia e del Festival di Roma.

Il successo dei documentari credo sia legato al bisogno dello spettatore di conoscere la realtà che lo circonda. E’ anche vero però che i fondi in Italia per il cinema sono pochi. Per un produttore è più facile investire centomila euro in un documentario che in un film, un prodotto dai costi sempre più proibitivi. La qualità della tecnologia attuale garantisce, inoltre, un’elevata dignità estetica ai documentari che non soffrono più di quella “povertà” visiva di un tempo.

Prodotto dall’instancabile Gaetano Di Vaio per i Figli del Bronx e da Rai Cinema, Ritratti abusivi sarà  nella sale a febbraio distribuito dall’Istituto Luce.

Articolo pubblicato il 29-11 -2013 su Il Corriere del Mezzogiorno

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