Rusty il selvaggio (Rumble fish) di Francis Ford Coppola – USA – 1983 -Durata 94’ – B/N

27 Gennaio 2020 | Di Ignazio Senatore
Rusty il selvaggio (Rumble fish) di Francis Ford Coppola – USA – 1983 -Durata 94’ – B/N
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Tucsa, Oklahoma. Anni 60. Il sedicenne Rusty James (Matt Dillon) è cresciuto con il mito del fratello maggiore ventunenne (Mickey Rourke), soprannominato “motorcycle boy”, (per una foto storica pubblicata su un mensile che lo immortalò in sella ad una moto) capo indiscusso, un tempo, di una banda di giovani teppisti e trasferitosi da alcuni anni in California.

Rusty prova ad emulare le gesta del fratello ed è a capo di una piccola banda di adolescenti. Nel corso di una rissa notturna è ferito a tradimento da un piccolo delinquente che è ucciso da “motorcycle boy”, appena rientrato in città Rusty gironzola ossessivamente intorno al fratello che, sempre più chiuso ed introverso, é immerso nei propri imperscrutabili pensieri.

Una notte Rusty prova, invano, a dissuadere il fratello a liberare i pesci da combattimento, rinchiusi nelle vasche e gettarli nel fiume.

Un poliziotto che aveva con “motorcycle boy” un vecchio conto da saldare, accorre sul posto e lo fredda, vigliaccamente, con un paio di colpi di pistola. A Rusty non resta che liberare i pesci e salire in sella alla moto del fratello.

Nel dirigere il seguito ideale di I ragazzi della 56ª strada, tratto anch’esso dal romanzo di Susan Eloise Hinton,

Coppola fa un grande uso di artifici stilistici e sceglie il bianco e nero (firmato da Stephen H. Burum) per permettere allo spettatore di identificarsi maggiormente in motorcycle boy, che è daltonico.

Il regista italo-americano pone al centro della narrazione il disincantato, disilluso fratello maggiore di Rusty, un personaggio che s’aggira sullo schermo con l’anima in pena e la mente sempre più annebbiata.

Al fratello che lo ammira e lo considera una leggenda vivente, con un pizzico d’amarezza, confida: ”Sono un po’ stufo di fare Robin Hood ed il pifferaio magico. Sai, se vuoi guidare la gente, devi avere dove andare.”

Rusty non gli è da meno; guascone e sbruffone, perennemente in canottiera e con una fascia che gli cinge la testa, è cacciato da scuola e senza fiatare, si lascia sfilare sotto il naso la sua ex fidanzata, la bellissima Patty (Diane Lane) da Smokey (Nicolas Cage), il nuovo leader della banda.

Con un tocco di velata melanconia, Coppola lascia intendere che lo sbandamento dei due fratelli sia da collegare all’abbandono della madre avvenuta quando Rusty aveva due anni ed il fratello maggiore sei.

Per sottolineare ancor più la disgregazione dell’intera famiglia, il regista ci mostra il loro padre (Denis Hopper), un ex avvocato, alcolizzato dopo la fuga della moglie.

Il titolo originale del film, chiara metafora del film, si riferisce ai “pesci combattenti” (gli unici elementi a colori presenti in tutto il film) che attaccano i loro simili e che, come afferma il fratello maggiore di Rusty, “non combatterebbero se fossero nel fiume, se avessero più spazio”. Colonna sonora firmata da Stewart Copeland, batterista dei Police.

 

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