Skin deep – Il piacere è tutto mio (Skin deep) di Blake Edwards – USA—1989 – Durata 95’

20 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Skin deep – Il piacere è tutto mio (Skin deep) di Blake Edwards – USA—1989 – Durata 95’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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La vena creativa di Zack (John Ritter), scrittore di successo e vincitore di un premio Pulitzer, si sta esaurendo sempre più e a lui non resta che tuffarsi tra le braccia delle numerose amanti. Da quando la moglie Alex (Alyson Reed), stanca dei suoi continui tradimenti, ha ottenuto il divorzio e una buonuscita da favola. Zack continua a collezionare avventure che gli lasciano l’amaro in bocca. Per rimettere ordine nella propria vita, si rivolge ad uno psicoanalista, il dottor Westford (Michael Kidd), ma la cura non da gli effetti sperati e Zack si attacca troppo spesso alla bottiglia. Lui ama ancora Alex e prova, con scarso successo, a recuperare il rapporto con lei. Dopo aver toccato il fondo, si disintossica, adotta uno stile di vita casto e sobrio, riprende a scrivere best seller di successo e riconquista l’amore dell’ex moglie.

Edwards ritorna su un tema a lui caro e ripropone una sorta di remake del suo melenso “I miei problemi con le donne”, girato nel 1983 che faceva stancamente il verso all’impareggiabile L’uomo che amava le donne di Truffaut.  Il risultato non cambia e per tutta la durata del film Zack piagnucola come un bambino e continua a ripetere, come un disco rotto, che è ossessionato dal sesso e che non può che non amare tutte le donne che incontra. A Barney (Vincent Gardenia) il barista, suo amico, confida:  So che questo mi rovina la vita. Eppure…Vedi, io le donne le amo veramente. Mi piace tutto di loro, toccarle, annusarle.  Io desidero un rapporto vero, monogamo, adulto e responsabile ed ero sicuro che con Alex fosse cos’ ma la verità è che io nel più profondo della mia coscienza io le desidero tutte.” Nel corso degli incontri il dottor Westford si limita ad ascoltare le sue noiose elucubrazioni e non trova di meglio che consigliare al suo paziente di tuffarsi nel lavoro e  riprendere a scrivere. Zack non sembra contento delle sue riposte e lo guarda  perplesso ed allora il dottore  si difende con un banale: “Io non ho le tavole di Mosè; le ho dato un consiglio, non un comandamento” Dopo avergli ricordato che cambiare il carattere di una persona è quasi impossibile, l’analista gli racconta la trita e ritrita storiella (già citata da Orson Welles nel suo impareggiabile Rapporto confidenziale) della rana e dello scorpione: “Uno scorpione voleva attraversare il fiume e chiese ad una rana di portarlo. “No” disse la rana. “No grazie”: se ti lasciassi salire sulla schiena potresti pungermi e la puntura dello scorpione è la morte. “Ma, insomma, ascolta, disse lo scorpione, “dov’è la logica in questo? Se ti pungessi tu moriresti ed io affogherei”. La rana si convinse e lasciò salire lo scorpione sulla schiena ma proprio nel ben mezzo del fiume sentì un dolore terribile e capì subito che lo scorpione l’aveva punta. “E la logica?”Lo so disse lo scorpione ma non poso farci nulla. E’ il mio carattere.”

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