Solaris di Andrej Tarkovskij – Russia – 1972 – Durata 168’

15 Settembre 2020 | Di Ignazio Senatore
Solaris  di Andrej Tarkovskij – Russia – 1972 – Durata 168’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Qualcosa di strano sta accadendo sulla base spaziale orbitante attorno al pianeta Solaris ed allo psicologo Kris Kelvin (Donatas Banjonis) è affidato il compito di ispezionarla. Al suo arrivo scopre che il suo vecchio amico Gibarjan (Sos Sarkisjan) si è suicidato. Gli altri due componenti dell’equipaggio Snaut (Jurji Jarvet) e il freddo scienziato Sartorius (Anatolij Solonitsyn) gli accennano che l’oceano di Solaris è in grado di materializzare i loro pensieri, ricordi e fantasie. Kris sembra scettico ma, ben presto, vede aggirarsi per la navicella la moglie Harey (Natalja Bondarchuck) morta suicida qualche anno prima. Nel corso della permanenza sulla navicella Kris si lega sempre più al suo simulacro ma lei è fatta di neutrini e può vivere solo nell’orbita di Solaris. Harey intuisce che è solo una presenza virtuale e si suicida. A Kris non resta che ritornare nuovamente sulla Terra ma la sua casa sembra circondata dall’oceano di Solaris.

Capolavoro del cinema di fantascienza sovietico (e non solo) tratto dal romanzo omonimo di Stanislaw Lem. Il film è diretto con stupefacente lucidità estetica ed è carico di suggestioni poetiche. Tarkovskij riscrive completamente il genere ed in luogo dei soliti film avveniristici con automi e robot rovista nella psiche dello spettatore trasportandolo in un altrove dove regna sovrana la nostalgia del passato e di tutto ciò che è andato perduto. L’inizio è folgorante; non appena Kris arriva nella navicella spaziale Snaut l’informa di quello che sta accadendo: “Gibarjan, non era più lui, era sempre depresso, da quando sono cominciati quei misteriosi disordini. Se dovessi vedere qualcosa d’insolito, qualcosa che ti sorprende, non ti impressionare. Non avere paura. Ricordati che non siamo sulla Terra.”  Kris non ci mette molto a comprendere che quello che sta visualizzando è solo il prodotto del proprio inconscio e chiede a Snaut: “C’è qualcun altro nella stazione oltre a noi tre? Mi avevi messo in guardia. E’ un essere umano? E’reale, è vulnerabile, si può toccare, si può ferire? Chi è, da dove è venuta?” Dopo aver visualizzato la moglie morta Kris si scioglie come un ghiacciolo e diserta certezze e ragioni. Nell’edizione italiana il film è stato mutilato di ben quaranta minuti e lanciato come la risposta russa a 2001 Odissea nello spazio. Pier Paolo Pasolini doppiò il padre di Kelvin. Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 1972. Remake nel 2002 diretto da Steven Sodebergh.

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