The dark hours di Paul Fox – Canada – 2005 – Durata 78’

22 Settembre 2020 | Di Ignazio Senatore
The dark hours  di Paul Fox – Canada – 2005 – Durata 78’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Samantha Goodman (Kate Greenhouse), giovane psichiatra, scopre di essere affetta da un raro tumore cerebrale inoperabile e di avere solo dodici mesi di vita. Decide allora di raggiungere David (Gordon Curie) il marito scrittore e la sorella Melodie in un cottage di montagna. Fuori fa un  freddo cane ed un giovane bussa alla porta per chiedere ospitalità e mentre sorseggia con loro del caffè, tira improvvisamente fuori una pistola e fredda Briciola, il cane di Samantha. Un attimo dopo sopraggiunge Harlan Pyne (Aidan Devin) un’ex paziente della dottoressa, sadico e sociopatico, affetto da narcolessia, recluso nel manicomio giudiziario per aver violentato e  ucciso un ragazzo. Pyne ed il suo giovane complice iniziano a minacciare e a torturare David, Melodie e Samantha. Quest’ultima riesce ad ammazzare il più giovane degli aguzzini ma Pyne riprende il controllo della situazione e dà vita ad un gioco violento ed agghiacciante dove, a turno, i tre ostaggi, se non dicono la verità, sono puniti con delle percosse. Ben presto emerge che David e Melodie sono amanti e che Samantha aveva violato il sistema informatico dell’ospedale e, dopo aver scoperto che Pyne era affetto dal suo stesso tumore, gli aveva somministrato di notte, in gran segreto, un farmaco sperimentale usato solo sugli animali, per monitorarne gli eventuali effetti collaterali e determinarne il giusto dosaggio che lei avrebbe poi dovuto assumere. In un finale da brividi, si scopre che Pyne e l’altro aggressore erano solo il frutto dell’immaginazione della dottoressa che, completamente allucinata, uccide a colpi d’ascia Melodie e David, dopo averli scoperti insieme.

Pellicola che sorprende e lascia il segno per la capacità del regista di cambiare continuamente passo e di oscillare tra il dramma, l’horror, il thriller. Samantha è descritta come una psichiatra fredda e calcolatrice che, per raggiungere il proprio scopo è disposta a travalicare ogni etica morale e professionale. Quando Pyn le chiede se si sente colpevole per quello che gli ha fatto, lei, senza battere ciglio, gli risponde: ”Tu eri il mostro.” Il regista immerge la pellicola in un’atmosfera irrespirabile per la durezza ma traccia contemporaneamente delle linee di fuga e lo spettatore intuisce che gli orrori che si susseguono sulla scena sono solo il frutto della fantasia malata della protagonista. Indimenticabile il finale cupo ed allucinato dove Samantha si mutila un dito con una pinza e, con il volto completamente insanguinato e lo sguardo perso nel vuoto, si rivolge al marito. Da segnalare una bellissima scena in apertura del film; dopo aver saputo che il tumore cerebrale si sta espandendo sempre più, Samantha va in un ristorante ed in un’atmosfera da incubo, sente amplificati il martellante picchiettio di un tipo che tamburella con le dita su un tavolo, il fragore di un coltello che taglia della carne e lo sfrigolio di un uovo al tegamino che frigge su una piastra.

 

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