Un medico, un uomo (The doctor) di Randa Haines – USA – 1991- Durata 124’

23 Gennaio 2021 | Di Ignazio Senatore
Un medico, un uomo (The doctor) di Randa Haines – USA – 1991- Durata 124’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Jack McKee (William Hurt), brillante chirurgo quarantenne, è sposato con Anne (Christine Lahti) ed è padre del piccolo Nick. Antipatico, odioso e saccente è abituato a fare battutine salaci sui  pazienti ed a trattarli con distacco e sufficienza. Una fastidiosa tosse lo costringe a schiarirsi continuamente la gola e, nel corso degli accertamenti, la dottoressa Abbott (Wendy Crewson) gli diagnostica un tumore benigno ad una corda vocale e gli suggerisce di sottoporsi ad un intervento di laringectomia parziale. L’incontro con June Elllis (Elizabeth Perkins) una ragazza affetta da un tumore inoperabile al cervello lo aiuta a scoprire il vero volto della sofferenza. Da quel momento in poi il suo rapporto con i pazienti muta di colpo e diventa più umano e comprensivo.

Dramma mieloso che mette al centro della vicenda Jack, un chirurgo dal cuore di ghiaccio che, in apertura del film, si rivolge ai giovani assistenti e, in maniera lapidaria, afferma: “E’ molto pericoloso provare qualsivoglia sentimento per un paziente E’ pericoloso farsi coinvolgersi troppo. La chirurgia implica un giudizio e per giudicare bisogna essere distaccati. Non c’è niente di naturale nella chirurgia; si tratta di tagliare un corpo umano. Il compito del chirurgo è di tagliare. Niente prove d’appello. Uno entra, aggiusta e se ne va.  In sala operatoria non si ha tempo per i sentimenti., Quando si hanno a disposizione solo trenta secondi, prima che uno muoia dissanguato, meglio una mano ferma che un sorriso.”

La malattia gli fa scoprire le lunghe ed estenuanti attese, le regole rigide ed insensate a cui devono piegarsi i pazienti, i disservizi dell’ospedale, l’indifferenza dei colleghi e degli operatori sanitari e lo mette in contatto con la solidarietà tra ammalati, restituendogli il senso della vita ed il rispetto della sofferenza altrui. All’algida dottoressa Abbott dice: “Secondo me, le converrebbe cambiare atteggiamento, dottoressa, perché oggi sono malato io. Domani o tra sei mesi o tra venti anni, toccherà a lei. Ogni medico diventa paziente, è una cosa naturale, ed allora, sarà dura, come lo è per me.”  Anche se nel film si respira un’atmosfera pesante e mortifera, non mancano i momenti di sottile ironia ed all’odioso ed antipatico Jack, prima di operarlo, il dottor Blumfield (Adam Arkin)gli  dirà: “Ho sempre avuto voglia di tagliarti la gola ed ora ho l’occasione di poterlo fare”.  Sullo sfondo la triste vicenda di June che non fu sottoposta alla risonanza magnetica perché i medici ritennero questa indagine troppo costosa per il sistema sanitario americano. Dal romanzo autobiografico del dott. Ed Rosenbaum A taste of my own medicine.

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