Un secchio di sangue di Roger Corman – USA – 1959 – B/N – Durata 66’

20 Dicembre 2024 | Di Ignazio Senatore
Un secchio di sangue di Roger Corman – USA – 1959 – B/N – Durata 66’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Walter Paisley (Dick Miller), cameriere della locanda La Porta Gialla, gestita da Leonard (Anthony Carbone) e Carla (Barboura Morris), sogna di diventare un artista ed è invidioso dei pittori che la frequentano.

Un giorno, mentre è in casa, uccide involontariamente il gatto della coinquilina e decide di ricoprirlo di argilla e trasformarlo in una scultura.

Tutti lo acclamano come un grande artista; Naolia (Jhean Burton), una frequentatrice della locanda, vuole concedersi a lui, Carla, gli fa gli occhi dolci, un collezionista gli offre cinquecento dollari per la sua scultura e un artista vuole dedicargli una poesia.

Leonard scopre il segreto legato alla scultura di Walter, ma tace, e suggerisce a Walter, con il quale è entrato in società, di creare altre sculture per poter poi organizzare una mostra delle sue opere.

In un crescendo sempre più folle, Walter uccide Alice (Judy Bamber), poi un operaio di una falegnameria…

Il geniale Roger Corman (Il vampiro del pianeta rosso, I vivi e i morti. Il pozzo e il pendolo, Sepolto vivo, I racconti del terrore, La vergine di cera, La tomba di Ligeia, I selvaggi, Il serpente di fuoco, Il clan dei Barker…) dirige una pellicola che sembra fare il verso a La maschera di cera e racconta la progressiva discesa nella follia di un modesto cameriere che, non avendo alcuna capacità artistica, dopo aver creato, quasi per caso, la sua prima statua, diventa in un lampo famoso, riscuote elogi da ogni parte, espugna il cuore di un paio di fanciulle e comprende che così potrà ottenere il tanto desiderato riscatto sociale e mettersi alle spalle il lavoro di cameriere che detesta.

Più che per la vicenda, il film merita la visione per un bianco e nero da favola e per il tocco ironico con il quale Corman mette alla berlina collezionisti e presunti artisti che, alla vista delle statue di Walter, gridano al capolavoro. 

Straniante il finale con Walter che allucina le voci delle persone assassinate e che, sentendosi braccato, si rifugia nella sua abitazione e, prima di impiccarsi, si ricopre d’argilla, diventando lui stesso una statua.

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