Un viaggio chiamato amore di Michele Placido – Italia – 2002 – Durata 95’

26 Dicembre 2024 | Di Ignazio Senatore
Un viaggio chiamato amore di Michele Placido – Italia – 2002 – Durata 95’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Nel luglio 1916 la quarantenne scrittrice Rita Faccio (Laura Morante), in arte Sibilla Aleramo, riceve dall’amica Leonetta Cecchi alcune poesie del giovane poeta Dino Campana (Stefano Accorsi), più giovane di lei di nove anni. ù

Rapita dall’energia dei suoi versi, decide di incontrarlo.

Dino abita con la madre e il padre in un paesino sull’altopiano toscano, dove tutti lo chiamano “il matto” e, per ordine del sindaco, è sotto la tutela di un tutore.

Tra Dino e Sibilla scatta il classico colpo di fulmine e lei, dopo aver abbandonato Sebastiano, il suo amante, va a vivere con il giovane poeta.

La loro relazione è tempestata però da litigi continui e funestata dagli improvvisi accessi di ira di Dino. Sibilla, volitiva e mai doma, si batte per promuovere l’amato nella cerchia dei letterati che contano.

La mente di Dino vacilla sempre più e nel 1918 è ricoverato nel manicomio fiorentino di Castel Pulci …

Scritto dal regista con Diego Ribon (che interpreta lo scrittore Emilio Cecchi) e Heidrun Schleef,  il film, ambizioso e velleitario, ha il pregio di far luce su un poeta come Campana dimenticato dalla cultura italiana.

Placido (Pummarò, Le amiche del cuore, Un eroe borghese, Del perduto amore, Romanzo criminale…) fa grande uso della voce fuori campo dei protagonisti che recitano brani delle loro poesie e declamano le lettere d’amore, frutto del loro carteggio.

Questa scelta stilistica, dapprima affascina, poi diventa ripetitiva e sembra un artificio utliizzato per colmare dei vuoti di sceneggiatura. Il regista non cede però nelle secche del melodramma e lascia che la follia di Campana esploda sul finale.

La figura dell’Aleramo intellettuale, femminista ante-litteram, colta, indipendente, amica di Boccioni, Cardarelli, D’Annunzio, Papini e Soffici, è solo tratteggiata.

Seppure lasciandola sullo sfondo, Placido rievoca la sua vita tormentata; da piccola, aveva assistito al suicidio della madre, che si era lanciata nuda nel vuoto, dopo aver scoperto il tradimento del marito.

La stessa scrittrice, divenuta adulta, pur di vivere la stria d’amore con Campana, fu accusata di aver abbandonato il tetto coniugale e costretta poi a non vedere più il figlio.

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