Un’angelo per Satana di Camillo Mastrocinque – Italia – 1965

29 Marzo 2015 | Di Ignazio Senatore
Un’angelo per Satana di Camillo Mastrocinque – Italia – 1965
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Harriet (Barbara Steele) ritorna nella sua villa e ordina di ripescare dal lago, dopo due secoli, una statua che riproduce le fattezze di Maddalena, una sua antenata identica a lei. Harriet s’innamora di Roberto Merigi (Anthony Steffen) lo scultore chiamato a restaurare la statua; ma il piccolo borgo è in fermento perché su quella scultura pesa l’antica maledizione di Belinda, una strega, al tempo, follemente gelosa della bellezza di Maddalena e morta dopo essere precipitata nel lago con la statua. Due barcaioli risucchiati nel fondo del lago e un paio di ragazze uccise dopo essere state violentate confermano la veridicità della triste leggenda. Harriet, come invasa da una strana presenza, dice a Roberto di chiamarsi Belinda e inizia a stuzzicare sessualmente Carlo (Mario Brega), il maestro della scuola e perfino Vittorio, lo scemo del villaggio. In un crescendo sempre più cupo Carlo brucia la propria casa e dopo aver provocato la morte della sua famiglia si lancia nelle fiamme; il maestro s’impicca e Vittorio, sospettato di aver ucciso le giovani donne, è giustiziato dalla folla inferocita. Ma la povera Harriet è sotto l’influsso ipnotico dello zio, il conte Montebruno (Claudio Gora), che a sua volta è manovrato da Ilda (Marina Berti), la sua governante nonché amante, nella quale scorre il sangue di Belinda. La donna, dopo aver ammazzato il conte che l’ha smascherata, fugge e, nel tentativo di gettare la statua nel lago, muore precipitando con essa.

Horror di buona fattura, inondato da un intenso bianco e nero che nel finale disvela come i protagonisti della vicenda, in un complesso gioco di rispecchiamento, erano tutti schiavi della maledizione di Belinda. Per rimarcare questo smarrimento Mastrocinque ci mostra Harriet che cerca di ritrovare se stessa mirandosi continuamente in uno specchio. Il regista ci regala un paio di scene da antologia; su tutte un quadro che raffigura il volto di Belinda che improvvisamente prende vita e rivolgendosi a Roberto gli narra la leggenda legata alla sua tragica morte. Inquietante l’improvviso viraggio della tenera Harriet quando si trasforma in una creatura malvagia e crudele, mossa solo dal bisogno perverso di causare nel borgo lutti, sciagure e distruzione.

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