Uno su due di Eugenio Cappuccio – Italia – 2006 – Durata 100’

3 Marzo 2021 | Di Ignazio Senatore
Uno su due di Eugenio Cappuccio – Italia – 2006 – Durata 100’
Schede Film e commento critico di Ignazio Senatore
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Lorenzo Maggi (Fabio Volo) trentenne avvocato rampante pensa solo a consolidare la propria posizione sociale. Antipatico, arrogante, presuntuoso e, con un sorriso beffardo perennemente stampato sul volto, è fidanzato con la bellissima Silvia (Anita Caprioli) e sta per chiudere un grosso affare con la Russia.

Tutto procede a gonfie vele ma un giorno, Lorenzo all’improvviso, sviene ed è ricoverato d’urgenza in ospedale.

I medici gli diagnosticano una “macchia” al cervello e nell’attesa dell’esito delle indagini cliniche, lega con Giovanni (Ninetto Davoli) un camionista ricoverato nella sua stessa stanza di degenza, affetto da un tumore maligno.

Nel corso del ricovero Lorenzo s’accorge che il rapporto con Silvia vacilla, quello con la sorella Antonia (Paola Rota) non è mai decollato e quello con Paolo Albini (Giuseppe Battiston) amico d’infanzia e socio in affari, è diventato sempre più teso da quando quest’ultimo gli ha svelato che l’affare con i russi era solo un’enorme bufala.

Giovanni non riceve mai la visita di nessun familiare ed a Lorenzo confida che da quando si è separato dalla ex moglie Elena (Agostina Belli) non ha più contatti con lei e con la figlia Tresy (Tresy Taddei).

Lorenzo migliora e prova a condurre la vita di prima ma è sempre più nervoso, frustrato ed irritabile. Per riempire il senso di vuoto che lo attanaglia, decide di andare a far visita a Tresy e di informarla della malattia del padre.

L’incontro con lei è l’occasione per prendere contatto con le proprie emozioni sopite e per rimettere ordine nella mente e nel cuore.  Nell’happy-end a Lorenzo diagnosticano un tumore benigno e Tresy riabbraccia il padre.

Cappuccio è un autore sensibile, lambisce i territori dell’anima e tratta temi che mettono in moto le emozioni dello spettatore. Il suo film è misurato e non eccedente ma sembra privo di pathos e rischia di essere troppo trattenuto come il protagonista della vicenda.

Il regista non mette in scena corpi sofferenti ed oltraggiati dalla malattia ma descrive Lorenzo come una persona sprezzante, ironica e classista che, all’improvviso, sbanda, soffre di offuscamenti di vista, perde la sensibilità olfattiva e gustativa e cela il vistoso cerotto che i medici gli hanno lasciato in regalo, con un cappellino di lana.

Il regista non scade nel dramma ma svela che Giovanni in passato picchiava la moglie e che Lorenzo aveva deciso di scalare le vette sociali perché figlio di un portiere troppo servile ed ubbidiente.

Il lieto fine è scontato  e nell’incontro tra Tresy e Giovanni il regista punta un po’ troppo alle lacrime.

Il titolo rimanda ad una frase che Giovanni rivolge a Lorenzo: “Ti hanno fatto una biopsia. Non è che detto che il tuo è maligno. Uno su due va bene”.

 

 

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