Via da Las Vegas (Leaving Las Vegas) di Mike Figgis – USA – 1995 – Durata 111’

12 Gennaio 2020 | Di Ignazio Senatore

Licenziato come sceneggiatore ed abbandonato da moglie e figlio, Ben (Nicolas Cage), alcolizzato cronico, ritira tutti i risparmi e parte alla volta di Las Vegas con l’obiettivo di ubriacarsi fino morire. Mentre vaga completamente sbronzo per la città incontra Sara (Elisabeth Shue) una prostituta d’alto bordo d’origine russa, bellissima, sensibile e materna, che si prende cura di lui. Tra i due scatta l’amore e la donna, dopo averlo tirato fuori dallo squallido alberghetto dove si era rifugiato, lo ospita in casa e prova, invano, a strapparlo dal suo progetto autodistruttivo.

Sin dalle prime sequenze Figgis mostra il protagonista perso e smarrito che, dopo aver bruciato la foto che lo ritrae con moglie e figlio, si aggira come un ombra per Las Vegas. In preda ai fumi dell’alcol, ad una giovane prostituta, dirà: “Non mi ricordo se ho incominciato a  bere perchè mia moglie è scappata o se mia moglie è scappata perché ho cominciato a bere. Ma chi se ne frega.” Costantemente sbronzo e con la mente appannata incontra Sara, un angelo biondo, dannato e disperato come lui, l’unica in grado di accogliere il suo dolore, di ascoltarlo ed accudirlo. Sara s’innamora perdutamente di lui ma quando prova a farlo recedere dai suoi propositi, in maniera secca e decisa, Ben le dice: “Non mi devi mai, mai, chiedermi di non bere…Hai capito?” Lei rispetta il patto e Ben, intenerito dalla sua dolcezza, prova a dissuaderla dall’idea di prendersi ancora cura di lui. A fare da contro-altare all’auto-distruttività di Ben, l’estrema solitudine di Sara, una donna costretta a subire le umilianti punizioni che le infligge Yuri (Julian Sands) il suo violento e sadico protettore e che nel corso del film si rivolge ad uno /una psicoanalista che non comparirà mai sulla scena.

La pellicola è dolente e disperata e deve il suo straordinario impatto emotivo alla scelta del regista di non edulcorare la trama con un lieto fine e di lasciare che la scelta autodistruttiva del protagonista non muti neanche con l’entrata in campo della bellissima e tenera Sara. Alcuni brani jazz composti dallo stesso regista, ex musicista pop con un passato nella band The Gas Board ed uno struggente blues interpretato da Sting rendono ancora più commovente e dolente la pellicola. Sullo sfondo la luccicante Las Vegas con i suoi immensi casino, tavoli verdi da gioco e slot- machine.

Piccolo cammeo di Valeria Golino nella parte di Terry, una ragazza che Ben prova a tutti i costi a rimorchiare in un bar.  Quattro nomination agli Oscar 1995. Oscar a Nicolas Cage come migliore attore protagonista. Dal romanzo autobiografico di John O’Brien, scritto in soli cinque giorni,. alcolizzato e morto suicida pochi giorni prima delle riprese. Nel film compaiono per brevissime apparizioni lo stesso Figgis, Julian Lennon ed il regista Bob Rafelson.

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