Ignazio Senatore intervista Luigi De Filippo

11 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Ignazio Senatore intervista Luigi De Filippo
Ignazio Senatore Intervista...
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E’ stato un successo enorme. E’ piaciuto talmente al pubblico che sono stato “costretto” a  doverla riproporre anche oggi. E’ un piccolo avvenimento che non succede quasi mai ed è un’ulteriore dimostrazione che il teatro dei De Filippo è sempre autentico ed attuale.” 

Con la sua voce calda e pacata, così si racconta Luigi De Filippo, regista ed interprete ieri sera, a Benevento, di “Non ti pago”, scritta da suo zio Eduardo.

In verità questo successo me lo aspettavo anche perché, dopo cinquant’anni che sto sulla scena, so di poter strappare il pubblico da quel dannato elettrodomestico che è il televisore. Parlano tanto di cultura e poi gli spettacoli teatrali li mandano in onda, su Rai Due, all’una o l’una e mezza di notte. Pensano che il teatro non abbia audience ma non hanno mai pensato, invece, che se lo mandassero in prima serata riuscirebbero a reclutare una gran fetta di pubblico, specialmente quelli che adorano il teatro.

Nel corso dell’intervista Luigi utilizza, quasi come un’intercalare, la locuzione “noi De Filippo”. Il suo “noi” non rimanda ad un vezzo linguistico, né è il retaggio di un lessico arcaico e caduto ormai in disuso. Quel “noi” che pronuncia, quasi per caso, è un pronome ricco di storia e rimanda, inevitabilmente, alla sua “orgogliosa” appartenenza “ai De Filippo”, una famiglia che, per più di un secolo, ha dato lustro al teatro dialettale e nazionale.

Io e Luca non abbiamo mai recitato assieme, anche perché ognuno di noi ha la propria compagnia e non c’è un testo che ci appaga. C’è tantissima gente che ce lo chiede e potrebbe anche darsi che lavoreremo un giorno insieme ma questa eventualità, al momento la vedo improbabile. Peppino ed Eduardo erano dei grandi artisti, irripetibili, ed è inutile rievocare dei fantasmi. E poi, i miei rapporti con Luca sono ottimi e ci stimiamo. Per i nostri meriti artistici, il presidente Ciampi ci ha nominati “Grandi Ufficiali della Repubblica” e premiando me e Luca, ha premiato tutta una famiglia che fa teatro da cento cinquanta anni ed ha divertito tre generazioni.

E’ mentre torna indietro nei suoi ricordi, Luigi non può non “regalarmi” una piccola riflessione sull’indimenticato Peppino:

Scherzosamente, dico spesso questa cosa. “Noi De Filippo” siamo come San Gennaro ed, una volta l’anno facciamo anche noi un miracolo: allestiamo uno spettacolo. Ho passato venti anni a riproporre le commedie di Peppino. Pappagone gli ha dato una grande popolarità e simpatia presso il pubblico che aveva intuito che mio padre era meno un monumento e meno distante di mio zio Eduardo. Non a caso la mia trilogia iniziava con “Non è vero ma ci credo” di Peppino, proseguiva con “Non ti pago” e si concluderà con una mia commedia che porterò in scena a febbraio al Teatro Augusteo di Napoli. La vicenda narra di alcuni giovani artisti napoletani, in cerca di fortuna e si chiama” Tutto suo padre”. E poi c’è chi dice che non esiste l’inconscio.”

L’Articolo- Redazione napoletana del “L’Unità” – 30-7-2004

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