Sergio Castellitto al Napoli Film Festival 2006

14 Dicembre 2014 | Di Ignazio Senatore
Sergio Castellitto al Napoli Film Festival 2006
Senatore giornalista
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Sarà Paolo Virzì l’ospite d’onore oggi al NapoliFilmFestival. Il regista livornese incontrerà il pubblico per gli “incontri ravvicinati” stasera alle 21.30 prima della proiezione del suo fortunato “Ferie d’agosto”. Ieri, invece, è toccato a Sergio Castelletto calamitare l’attenzione degli appassionati cinefili napoletani. Reduce dalla magnifica interpretazione ne “Il regista di matrimoni” di Marco Bellocchio, Castellitto ha sottolineato il forte legame affettivo che lo lega alla nostra città. “Ho un rapporto meraviglioso con Napoli e non dimenticherò mai una mia apparizione nel film “O carcerato” di Alfonso Brescia con Mario Merola nelle vesti del protagonista. Dovevo camminare lungo un tunnel di un carcere e giunto al fondo, dopo aver incontrato Mario Merola, dovevo dire la mia battuta. Al tempo frequentavo ancora l’Accademia ed ero molto eccitato. Quando girarono la scena, come da copione Merola mi dice: Che vuò” ed io, emozionatissimo, andai talmente nel pallone che mi dimenticai la battuta. Sono poi ritornato in Costiera per il film “Hotel Paura” di Renato De Maria ed ogni qual volta andavo in vacanza a Salina, facevo tappa a Napoli per mangiarmi un paio di sfogliatelle. Ricordo infine, con grande tenerezza una serata passata a Napoli con Giorgio Gaber. Eravamo entrambi impegnati nel film “Rossini, Rossini” di Monicelli e la passammo a chiacchierare sulle bellezze di questa città.” Amatissimo in Francia (non a caso il NapoliFilm Festival gli ha dedicato una piccola retrospettiva dei film che ha interpretato Oltralpe) Castellitto è uno dei pochissimi attori ha lavorato con più generazioni di cineasti italiani; dai “vecchi” Monicelli, Scola, Ferreri, Bellocchio ai “giovani” Muccino, Virzì, Tornatore. Il segreto del suo successo? Non solo la sua instancabile ricerca a sottrarre: “Sono io stesso che chiedo ai registi di abolire della battute nei film”, ma soprattutto come utilizza in scena il proprio corpo “Quando ho interpretato Coppi la mia attenzione maggiore era nel poter rendere l’idea di Coppi mentre era in bicicletta; quando vestivo i panni di Padre Pio e di Don Dilani la cura maggiore per me era quella di saper dosare i gesti della sacralità” Sarà sugli schermi ad ottobre con l’ultimo film di Amelio, tratto da un romanzo di Mimì Rea.

 

Corriere del Mezzogiorno – Redazione napoletana de Il Corriere della Sera – 9 giugno 2006

 

 

 

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