Si dice che nell’inconscio il tempo non esiste. Lo sa (forse) anche Camilla (Smutniak), avvocato quarantenne di successo, separata, e impegnata in una sbiadita relazione con un uomo sposato. Una sera litiga con il capo; piove a dirotto, attraversa la strada ed è investita da una moto con a bordo due immigrati clandestini; lei si frattura il polso, chi é alla guida fugge e l’altro muore sul colpo. L’incidente diventa per Camilla l’occasione per una viaggio dentro se stessa che le farà riaffiorare un doloroso episodio del passato. Sulla sua strada Bruno (Francesco Colella)), un uomo sensibile e silenzioso che,( forse) l’aiuterà a ritrovare se stessa.
Soldini si conferma uno dei registi più acuti nello scavare nell’animo umano e, con precisione chirurgica, mostra una donna immersa nel lavoro, incapace di prendersi cura di se stessa e della figlia adolescente. Il regista milanese strizza l’occhio all’Antigone di Sofocle e la narrazione, fredda e pacata, fa da perfetta cornice ad una vicenda che, pur non essendo esente da nei, avvolge e ipnotizza. Il titolo fa riferimento ad un codice in uso nell’obitorio per classificato i morti non identificati nell’anno.
Recensione pubblicata su Segnocinema- N.237- Settembre-ottobre 2022
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