Giovanni Cuttin (Vincenzo Amato), modesto impiegato di banca, astemio e marito fedele di Adele (Giovanna Mezzogiorno), dopo l’incontro con un mefistofelico Professore e la degustazione di un Marzemino, promosso direttore, tradisce ripetutamente la moglie ed, ossessionato, dalla bontà del vino, diventa un grande enologo ed invidiabile collezionista di bottiglie pregiate. Accusato dell’omicidio di Adele, è interrogato dal commissario Sanfelice.
Il regista Ferdinando Vicentini Orgnani s’ispira liberamente al romanzo Vinodentro di Fabio Marcotto, ambienta l’intera vicenda all’interno del commissariato ed alleggerisce la vicenda con dei flashback che mostrano l’ingresso in campo dei buffi assistenti del Professore e della sensuale Margherita. Le dotte citazioni (Don Giovanni di Mozart,) i rimandi cinefilici (Barry Lindon, Una pura formalità) e le annotazioni relative alle qualità dei vini pregiati dapprima intrigano, poi diventano un noioso ed ampolloso esercizio di stile. I personaggi sfuocati e la vicenda, confusa e velleitaria, fanno il resto. Ma sopratutto l’incerto e spaesato Vincenzo Amato non ha l’aria simpatica di Louis De Funes, enologo di chiara fama de L’ala o la coscia, né quella bonaria di Paul Giamatti, gran degustatore di vini in Sideways – In viaggio con Jack. Fotografia di Dante Spinotti, colonna sonora di Paolo Fresu, cameo di Gioele Dix. Da annotare la frase: “Non bisogna aspettare la grande occasione per aprire la grande bottiglia di vino ma è la grande bottiglia che rende grande l’occasione”.
Recensione pubblicata su Segno Cinema N. 195 – Settembre – Ottobre 2015
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