Giorni febbrili per Eduardo Tartaglia che ha appena ultimato le riprese di Ci sta un Francese, un Inglese e un Napoletano, sua seconda opera cinematografica, girata (quasi completamente) tra Napoli e San Giorgio a Cremano, Ercolano e Pozzuoli. Il cast è di tutto rispetto ed al fianco del regista, che appare anche in veste d’attore, l’intramontabile Regina Bianchi, Biagio Izzo, Patrizio Rispo, Stefano Sarcinelli e Veronica Mazza. Come recita il titolo della pellicola narra di tre soldati stanziati in un imprecisato paese mediorientale che fanno parte di una forza multinazionale in missione di “pace” chiamati, d’un tratto, a compiere un importante missione umanitaria.; uno di loro dovrà convolare a nozze con Majena, una ragazza che è rimasta incinta di un soldato inglese e che se non trova marito dovrà essere uccisa.
Naturalmente la scelta cadrà sul Salvatore, un soldato napoletano, interpretato dallo stesso Tartaglia che dovrà vedersela con Nunziatina, detta Noemi, la sua agguerrita fidanzata che non vede l’ora che lui rientri in Italia per convolare a nozze con lui. Dopo una girandola di gag e di colpi di scena, si arriverà allo schioppettante e pirotecnico finale.Quando è nata l’idea del tuo nuovo film?
“La pellicola nasce da un testo teatrale del 2002 che ho già portato in giro a teatro con successo in questi anni e che ho scritto in tempi non sospetti, quando non esisteva ancora la guerra in Iraq, né in Afganistan. La mia non è un’operazione commerciale furba o ammiccante come quelle fiction titpo “Nassirya” o “Pantani” che vanno in onda di tanto in tanto in TV ma un film sincero. I romani amavano dire “Castigat ridendo mores” ed io sposo questa visione della comicità e spero che la vicenda sia anche un’occasione per far sorridere ma anche far riflettere lo spettatore.”
Non è scandaloso impaginare un film comico su una tragedia come quella della guerra?
“E’ meglio sgomberare subito il campo da ogni equivoco. Chi mi conosce sa che ho fatto “ridere in passato occupandomi delle discariche abusive, della minaccia dell’esplosione del Vesuvio e di altri temi dì scottante attualità.. Io non amo la comicità alla Zelig ma ho sempre creduto ad una comicità di spessore e non di intrattenimento.”
Qualche piccola annotazione sul cast?
“Sono particolarmente onorato della presenza di Regina Bianchi, icona del teatro napoletano, che recita il ruolo della madre di Noemi, di Biagio Izzo che nel film è mio cognato Enzino e di Valeria Mazza che veste i panni di Noemi, vezzeggiativo di Nunzia e diminutivo di Annunziata, ruolo che aveva già interpretato a teatro.”
Come traduci la tua napoletanità sullo schermo?
“Uno dei rischi del mestiere è che mettere in scena la napoletanità possa essere scambiata per folklorismo. Senza mai scivolare nel macchiettiamo Eduardo, settanta anni fa, poteva ancora narrare della macchinetta del caffè e descrivere “il piennolo” ed il vicolo. Oggi non ci sono più quei ristretti confini di una volta e mi reputo un napoletano che vive nel mondo a contatto con diverse etnie e per questo motivo mi occupo in eguale modo sia della badante che viene dall’Est che dell’ambulante magrebino. “
Anche nel tuo film precedente Il mare non c’è paragone, che hai diretto nel 2002, la vicenda sconfinava dall’Italia per approdare nei lidi albanesi?
“Credo che la comicità sia sostanza che si nutre del dramma ma per funzionare devi saper leggere la realtà che ti sta intorno e deformarla.”
La tua prima passione non è stata il cinema. E’ vero che hai mosso i tuoi primi passi al teatro?
“La mia prima commedia Le parole, non i fatti fu messa in scena nel 1986 da Mario Santella al Teatro Ausonia, l’attuale Teatro Totò. Ho lavorato poi con Tato Russo, Mariano Rigillo e poi tre anni con Renato Carpentieri ed attraversando il teatro di ricerca, quello classico, d’avanguardia e di repertorio, ho cercato di arricchire sempre più il mio bagaglio s’esperienza professionale. Chi sono i tuoi registi preferiti? Mi ispiro a Risi, Monicelli, Scola ed agli altri maestri della commedia all’italiana. La vera commedia trae linfa vitale dalla tragicità degli eventi che, nella loro goffaggine, ci fanno ridere.”
Articolo pubblicato su “Il Napoli – Epolis”- 19 -02-2007
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