Lucien (Laurent Malet) va a trovare la gemella Jeanne (Nina Scott), cantante rock che sta registrando a Parigi un disco in una sala d’incisione.
Lei litiga con il discografico, sbatte la porta e se ne va con il fratello. I due, legati da un affetto morboso, vanno a vivere insieme ma, per una fatalità, Nina muore folgorata da una scarica elettrica, mentre sta facendo il bagno.
Lucien, sconvolto, si mette in viaggio verso i luoghi che sarebbero stati le tappe della tournee della sorella.
Lungo il cammino, affigge i manifesti che ritraggono l’amata sorella ed incontra diversi personaggi; una donna che ha abbandonato, senza alcun motivo apparente il marito e, dopo essersi messa in viaggio in autostrada, fa l’autostop perché ha l’auto in panne; dei simpatici norvegesi che trasportano legname; dei teppisti che scaraventano la sua auto fuori strada; un vecchio, che trascorre la giornata ascoltando il juke-boxe e che vuol andare a visitare la moglie al cimitero; un turco (Mario Adorf) che gli confessa di avere ucciso la moglie ed, infine, un amico, vecchia fiamma di Nina.
Sul finale, giunto a Marsiglia, prima di imbarcarsi per terre lontane, nell’illusorio e folle tentativo di tenerla ancora in vita, prenderà una drastica decisione.
Del Monte traspone sullo schermo il romanzo Moi, ma soeur di Jean Bany ed impagina un road movie, “nero”, notturno e necrofilico, che mette in scena l’amore “estremo” tra due gemelli.
Lontano mille miglia da intenti scandalistici o pruriginosi, il regista vuole narrare una disperata storia d’amore tra due anime che palpitano all’unisono e che, per una tragica fatalità, saranno costretti a separarsi “per sempre”, dopo essersi finalmente ritrovati.
Del Monte alleggerisce la vicenda cupa con l’ingresso in campo di personaggi strani e bizzarri e lascia che lo spettatore si interroghi sul perché, Lucien, per tutto il viaggio, si prenda così amorevolmente cura della custodia del contrabbasso, collocato sul tetto della sua auto.
Per l’intervista completa a Peter Del Monte, l’antologia della critica e della critica online del film si rimanda al volume di Ignazio Senatore: “Peter Del Monte Un regista controvento” -Falsopiano Editore (2017)
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